Omelia (03-04-2015)
Omelie.org - autori vari


COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di don Massimo Cautero


"La passione di Gesù: Saggezza o stoltezza, sapienza o stupidità?"
Coloro che rifiutavano la "stoltezza" e lo "scandalo" della croce fecero di tutto per far vergognare i cristiani della croce stessa. Se pensassimo che questa vergogna oggi non ci riguarda più, commetteremmo un grosso errore!
I primi cristiani che pregavano davanti ad una croce sapevano benissimo che la sola vista di essa creava grande imbarazzo nelle persone, specialmente i non cristiani e, per questo, i primi "spazi" di preghiera "con croce" prevedevano la possibilità di nasconderla dietro una tendina o all'interno di un mobile (vedi la Croce della casa di Pompei-Ercolano o Casa Pansa!). La Croce e tutti i suoi significati sono e saranno sempre la vera pietra di scandalo, la divisione delle acque, tra chi vuole arrivare alla Resurrezione e chi no, tra i cristiani e non, tra i fratelli di Cristo ed i nemici di Cristo. La croce è sempre stata, è, e sarà sempre la vera "differenza" di fronte all'indifferenza generalizzata, alla tiepidezza, alla mancanza di amore di cui gli uomini sono capaci. Di fronte alla croce c'è sempre una decisione da prendere: sarà per questo che ancora oggi la voglia cancellare le croci e crocifissi è ancora così attuale?
Possiamo fare tanta teologia e cercare di "evangelizzare" con ogni tipo di ragionamento e chiacchiera "stringente", dobbiamo però riconoscere che di fronte alla croce tutto prende un colore differente, tutte le bellezze di Dio sembrano sfigurarsi, ogni buon proposito cadere nel non senso di una morte atroce e senza senso, una strada che Dio sceglie per se ma anche per tutti i suoi figli. Figli che devono imparare ad esserlo come Cristo imparò ad esserlo da ciò che patì (seconda lettura!), non lasciando scampo a nessuna interpretazione equivoca: Questa è la strada!
Ma il cristianesimo può portare in se anche il grande pericolo di interpretarsi come religione della "sofferenza", fede nel "bisogna soffrire" o del "flagello a tutti i costi". Punto di interpretazione pericoloso e per niente fecondo, specie se incastriamo il tempo in un venerdì santo senza uscita. Pericoloso perché la sofferenza non ha valore in se, senza Cristo, infeconda perché, come è già avvenuto nella nostra società, non conoscendo Cristo rimane solo la liberazione da una religione che ti propone sofferenze inutili, passioni inutili.
Come se ne esce? La teologia insegna che non possiamo mai parlare solo di passione, solo di morte o solo di Resurrezione, ma dobbiamo tenere insieme questi eventi nell'unico ed inscindibile "Evento Pasquale", nel quale un aspetto senza gli altri rimane incomprensibile. La logica dell'amore di Dio impone questa via di scandalo integrale, che prima di caricarmi, e caricare sulle mie ed altrui spalle una qualsiasi croce, devo vivere come personale evento di salvezza, devo interiorizzare quell'amore attraverso il quale vengo "trascinato" alla Resurrezione, qualsiasi cosa possa capitare nel pellegrinaggio della vita: l'orrore dello strumento di morte che è la croce, le ferite del crocifisso ed il suo ultimo respiro sono la mia possibilità, la mia occasione d'oro di entrare nel mondo nuovo, arrivare alla salvezza.
Guardando le sofferenze del Cristo sono invitato a capire quale è il mio prezzo, la mia preziosità, il mio "cartellino di vendita", considerare che quel "ne vale la pena" di Dio, che sono io stesso, è l'orrore infamante di una sofferenza inutile e di una morte assurda, ma anche la condivisione di un mattino di pasqua dove Gesù, fattomi entrare con l'amore nelle sue ferite, mi porterà per una gioia senza fine!
Se ognuno di noi adorasse quest'amore e si lasciasse nascondere dalle ferite del Cristo tutti saremmo pronti a parlare, veramente, delle sofferenze, della morte e della Resurrezione. Il nostro servizio al sofferente non sarebbe più un "obbligo" legale per rispettare il mio "capo" ma dovere di amore verso un fratello che deve risorgere con me. Il nostro aiuto al povero non sarebbe un mettere tacere le nostre coscienze perché il nostro "capo" vuole così, ma condivisione di un destino comune. La nostra personale sofferenza non sarebbe più un fardello senza senso ma unione profonda con un progetto d'amore e di testimonianza. La nostra morte sarebbe "occasione" e non disgrazia, occasione di resurrezione, esodo verso la vera terra promessa.
Tornando sulla stupidità e stoltezza della passione vorrei augurare a tutti che questo triduo pasquale ci trovi pronti a guardare dritto negli occhi l'Amore crocifisso, capire la sua pena ma anche il suo "ne vale la pena" che siamo ognuno di noi! Lasciandoci poi trasportare nel silenzio plumbeo di una morte che è già vinta e che possiamo guardare in faccia perché siamo ben nascosti nelle ferite del Cristo, per poi entrare a godere della luce calda e confortante della Resurrezione, finalmente capaci di dare senso e valore ad ogni "scandalo" e "insipienza" di cui vorranno accusarci, forti nella testimonianza nei dolori della nostra vita e nelle paure che tanto la animano e, per questo, capaci di servire, soccorrere e dare sollievo a tutti quelli che il Signore guarda con Amore e dice fra se: "ne vale la pena!"
Per meditare:
"Lodi alla Croce"
O Croce, benedizione del mondo,
o speranza, o sicura redenzione,
un tempo passaggio alla Geenna,
ora luminosa porta del cielo.
In te è offerta l'ostia
che tutto trasse a sé.
L'assale il principe del mondo
ma nulla di suo vi trova.
L'articolo della tua legge
annulla l'antica sentenza.
Perisce l'atavico servaggio,
vien resa la vera libertà.
La magnificenza del tuo profumo
vince tutti gli aromi.
La dolcezza del tuo nettare
riempie i recessi del cuore.
Per la Croce, o Cristo, ti preghiamo
conduci al premio della vita
quelli che inchiodato al legno
redimere ti sei degnato.
Sia gloria al Padre ingenerato,
splendore sia all'Unigenito,
e maestà sia pari
di entrambi alla gran Fiamma.
(Pier Damiani, In inventione s. Crucis, EE, n. 3295)