Omelia (05-04-2015)
Omelie.org - autori vari


COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di don Marco Simeone

Oggi è pasqua!
Sufficiente? Beh, forse così è veramente troppo condensato, però questo è il cuore della vita, della fede, della felicità, della chiesa. Tutto nasce qui e tutto tende a questo giorno (... un po' come fonte e culmine...).
Per capire la pasqua ci siamo messi in cammino per tutta una quaresima, ma adesso lasciamoci condurre dalla Parola di Dio.
Il vangelo di oggi (quella che vedete è la versione CEI "vecchia", ma anche la nuova non ci aiuta a capirne tutta la ricchezza) ruota intorno all'assenza di Gesù nel sepolcro (motivo della corsa disperata di Maria Maddalena) e la presenza di alcune tracce che lasciano stupiti (vedi Pietro) o aprono gli occhi (vedi Giovanni). Le bende che sono nel sepolcro sono adagiate, come svuotate, per cui il corpo che stava dentro ora non c'è più, ma non come chi se ne è liberato e poi le ha ripiegate -come una brava massaia per lasciare tutto in ordine! -. Allo stesso modo il sudario che era stato posto sul suo capo, era avvolto in un luogo, proprio al suo posto, cioè ancora ad avvolgere Chi non c'era più. Forse questa è una lettura "indirizzata", ma altrimenti perché quelle reazioni dei discepoli? Se fosse uscito per virtù propria, ad esempio una morte apparente, non avrebbe rotto le fasce e poi ripiegate? O se fossero stati dei ladri, non avrebbero tolto di mezzo quelle bende lasciandole poi in un angolo? È qualcosa di diverso quello che vedono i discepoli.
Tante volte ho pensato "magari ci fossi stato io lì!" però penso che quella scena è sempre davanti ai miei occhi: ogni giorno davanti a me vedo un'apparente assenza di Gesù dove io lo vorrei trovare e una sovrabbondante presenza di bende di risurrezione. Il vangelo mi dice che loro rimangono stravolti perché ancora non avevano compreso la scrittura che doveva risorgere.
Questa mattina io e voi siamo tra Pietro e Giovanni, tra chi contempla e rimane ammutolito e chi, credendo, capisce ciò che è già accaduto.
Forse Giovanni era aiutato dal fatto che la sua vocazione nasce da un invito tutto particolare: vieni e vedi! Forse da lì aveva iniziato ad esercitarsi nell'ascolto e nel vedere Gesù e la sua opera; o forse si era lasciato interpellare un po' più in profondità rispetto ai suoi compagni discepoli, forse... glielo chiederemo in paradiso.
Adesso però tocca a noi ascoltare questo vangelo, questa bella notizia: Gesù non lo vedi perché non sta tra i morti, è vivo per sempre! È vivo e vegeto e agisce, e perdona e guarisce come prima e più di prima, Egli è il vivente per sempre.
La Pasqua è tutta qui: Gesù per amor mio si è affidato a me e io l'ho rifiutato, l'ho cacciato va da me e l'ho messo in croce; ma il suo amore ha vinto con la dolcezza la mia cattiveria, mi ha disarmato dentro perché mi ha perdonato, non mi ha portato il conto, anzi.
Questo è morire per i peccati: non è pagare il saldo di un frutto mancante nell'inventario del paradiso terrestre; al contrario è accettare il mio rifiuto (instillato dal nemico che mi dice di non fidarmi di Dio che non mi vuole bene) e stravincere con la fedeltà fino in fondo, perché Gesù è fedele al Padre (fa la sua volontà) e fedele a me (non mi molla).
Per fare questo Gesù si affida totalmente alle mani del Padre, tanto è vero che il verbo della resurrezione è in forma passiva, cioè è stato resuscitato (sottinteso dal padre), perché così mi mostra la grandezza del cuore del Padre.
A ben guardare le bende, i segni della resurrezione, sono dentro di me, perché io ho già sperimentato la Sua misericordia e la Sua fedeltà, anche se poi faccio di tutto per "insabbiare" questi segni del Suo amore nelle tante assenze di tempo, nelle cose da fare, etc. La solita nebbia paludosa.
Oggi è Pasqua, vuol dire che vengo un'altra volta riaccompagnato da Maria Maddalena (la Chiesa) sulla soglia del sepolcro e un'altra volta mi vengono mostrate le bende di quest'anno, i segni della resurrezione che Gesù ha già iniziato a far germogliare dentro di me e mi chiede, prima di tutto, di guardare, cioè di prendere atto, di riconoscere che ci sono (pensa alla prima lettura in cui Pietro dice che lui è testimone di fatti, di opere, non di pensieri o sensazioni...).
Una volta che guardo e riconosco, allora ci vuole la parola di Dio che mi toglie i paraocchi e allora vedo, comprendo e credo: da quel momento il mondo intorno a me cambia. Prima di tutto Gesù non è più così lontano o chissà dove ma è vivo e vicino a me, è la fonte stessa della mia vita, allora riconosco che ero io che stavo lontano da Lui e imparo a cercare e desiderare tutto quello che sa di vita perché è illuminato dalla sua luce nuova (la seconda lettura), perché ho scoperto che il resto non mi interessa più.
La resurrezione si crede non ad occhi chiusi, stringendo i denti e incrociando le dita, ma ad occhi ben aperti e con memoria grata, perché in piccole briciole l'abbiamo già sperimentata nel suo perdono.
Oggi è pasqua perché hai capito che non c'è limite al suo amore e al suo perdono, perché hai capito che lui non smetterà mai di donarti la vita, tanta vita da superare la morte.
E non devi fare niente, solo accogliere, certo senza scappare via come gli apostoli durante la passione, stando lì impalati come il figlio prodigo che torna a casa dal Padre e viene abbracciato, solo ricevere... in fondo non è così difficile.
Buona Pasqua e buona vita nuova con Gesù!