Omelia (14-01-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Mc 1,14-20 Ha bisogno di collaboratori, il Signore, per annunciare il Vangelo. Li va a cercare mentre lavorano, sulla riva del mare, dopo avere iniziato il suo ministero nelle terre della Decapoli, ai confini di Israele. E di nuovo parliamo di confini fra terra e lago, fra terra e mare. Il mare: luogo misterioso e inaccessibile per gli ebrei, poco avvezzi alla navigazione. È sui confini che Dio chiama, alla fine di una infruttuosa giornata di lavoro. Non alla fine di un percorso di formazione o di uno sfavillante pellegrinaggio, ma nella quotidianità del lavoro manuale. E chiede ai primi discepoli di seguirlo per diventare pescatori di uomini. Di solito non accade così: è il discepolo che si cerca un Maestro che gli aggrada. Gesù, invece, ci viene a chiamare là dove siamo per tirar fuori umanità da noi stessi e dalle persone che incontriamo. Umanità: in questo mondo sempre più insensibile e brutale i cristiani devono eccellere nel vivere le qualità che contraddistinguono e nobilitano la razza umana. Per farlo, però, occorre che noi abbandoniamo qualcosa, che lasciamo quelle reti che ci tengono prigionieri e che ci impediscono di crescere che smettiamo di riparare ciò che ci imprigiona e ci impedisce di essere davvero liberi. |