Omelia (18-01-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mc 2,1-12

Parla di Dio, il falegname di Nazareth. E guarisce le persone, pare. La curiosità attorno a lui cresce di giorno in giorno. E scuote le coscienze con quelle parole pronunciate con autorevolezza, senza arroganza. Anche i suoi più stretti collaboratori sono spiazzati: Gesù non ama i complimenti e fugge la gloria, ordina ai miracolati di tacere. Un originale che, in fondo, fa del bene, nulla di troppo preoccupante. Fino a quando non guarisce quel paralitico, a Cafarnao. La malattia era la conseguenza del peccato, lo sapeva bene la gente, nonostante Giobbe avesse scritto un intero libro (sacro) per smentire quella diceria. Un paralitico porta i pesi dei peccati dei suoi genitori; logica ferrea, anche se Dio ne viene fuori piuttosto male. Gesù perdona i suoi peccati, perché la paralisi della rabbia è più forte di quella del corpo. Dio solo può perdonare, pensano (non hanno nemmeno il coraggio di parlare!) i devoti. Esatto. Ma non traggono le conseguenze della loro affermazione: allora, chi è quest'uomo? Gesù passa dalle parole ai fatti, la guarigione interiore, ora, deborda all'esterno con grande stupore di tutti. Che il Signore, oggi, ci guarisca da ogni paralisi!