Omelia (04-02-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Mc 5,1-20 Vive fra i sepolcri, l'indemoniato. Nulla gli dà pace, nessuno riesce a tenerlo fermo: urla e grida, si percuote con le pietre, si fa del male. Come se Marco ci facesse capire che l'autolesionismo è di origine malvagia, demoniaca, che l'accusarsi di ogni nefandezza non fa piacere a Dio e ci sprofonda nell'abisso. Quante ne conosco di persone così! Sempre irrequiete e insoddisfatte di ciò che sono, della propria vita, delle proprie scelte. E alcune, purtroppo, pensano di far piacere a Dio comportandosi in quel modo! Confondono depressione con umiltà, poco consapevoli della propria concreta situazione, preferiscono farsi travolgere dai sensi di colpa piuttosto che guardare oggettivamente i propri pregi e difetti. Il Signore ci libera da una visione piccina e meschina di noi stessi, non siamo i giganti dei nostri sogni, né i nani delle nostre paure, ma uomini e donne che, scoprendosi discepoli, in cammino, in crescita, vedono loro stessi alla luce dello sguardo di Dio. Il Signore ci libera nel profondo, ci aiuta e vedere la realtà dalla parte di Dio. Certo: farlo richiede fatica, uscire da se stessi, lasciar andare (affogare) la miriade di pensieri negativi che rischiano di schiacciarci. |