Omelia (06-02-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Mc 6,1-6 Sono increduli, i concittadini di Gesù. Allibiti dal falegname che si è fatto profeta. come può parlare, visto che non ha studiato? Come fa a fare il profeta, visto che conosciamo tutti i suoi famigliari? Gesù, come spesso accade, smonta le nostre pretese, delude le nostre aspettative. Gesù è poco "spirituale" per i suoi concittadini, non è come si sarebbero aspettati il Messia. In casa molti hanno un tavolo costruito da suo padre o uno sgabello costruito da lui, giovane figlio. Perché si vende come profeta? E lo stupore e l'incredulità dei famigliari diventano stupore di Gesù che non capisce proprio la loro diffidenza. A volte anche noi facciamo così: ci aspettiamo che Dio si manifesti in maniera eclatante, straordinaria, con grande trambusto. Non capiamo, invece, l'agire dimesso di Dio che ci raggiunge nelle cose di tutti i giorni, nelle piccole gioie che sperimentiamo. Sta a noi scrollarci di dosso l'incredulità, per individuare, nelle vicende di tutti i giorni, il volto impercettibile e discreto di Dio che ancora si affaccia sulle nostre solitudini. Accogliamo la profezia, anche quando proviene da persone banali e affatto spirituali, che Dio usa per raggiungerci là dove viviamo. |