Omelia (12-02-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mc 7,1-13

Ipocriti, cioè mascherati, dice Gesù ai farisei di ieri e di oggi che filtrano il moscerino e ingoiano il cammello. Ed è proprio l'ipocrisia a snervare il Maestro, molto più di altri atteggiamenti. E in particolare, l'ipocrisia delle persone religiose, di coloro che pensano di essere abbastanza a posto con Dio, e che, dall'alto delle loro fragili sicurezze, si mettono a sindacare sulla fede degli altri. Un vangelo che calza a pennello con l'ultimo giorno di carnevale, giorno in cui indossiamo la maschera per giocare ad essere ciò che non siamo. O, peggio, a indossare una maschera diversa da quella che abitualmente indossiamo. È così faticoso essere se stessi! Faticoso mostrarsi agli altri per come siamo, senza paura, senza falsità. Tutti da noi si aspettano delle cose e allora, per essere accolti, spesso ci atteggiamo e ci sforziamo di piacere agli altri, facendo finta di essere buone mogli, buoni mariti, buoni genitori, buoni figli, buoni amici... ma chi siamo, veramente? Davanti a Dio non abbiamo bisogno di fare come i farisei: è inutile atteggiarci, sforzarci di apparire come non siamo. Almeno Dio ci accoglie per come siamo, anzi, è lui che ci svela a noi stessi!