Omelia (18-02-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Mt 25,31-46 La fede non può restare sulla carta, non può restare un insieme di nozioni da mandare a memoria, deve cambiare la vita, ribaltare la prospettiva da cui vediamo la realtà. Questo dice il vangelo di oggi, una delle pagine più indigeste e sconcertanti che incontriamo durante il cammino di quaresima. Il Signore è diretto e chiaro, è impossibile equivocare. Saremo giudicati sull'amore, non sulle devozioni o sulla quantità di messe che avremo sopportato. Se sappiamo riconoscere Gesù nel volto del povero, del carcerato, dell'ammalato e ci attiviamo per sostenerlo, per incoraggiarlo, ci dice... allora egli ci riconoscerà fra i suoi. E insiste: siamo chiamati a riconoscerlo anche quando è davvero difficile farlo. Non ci chiede di andare a visitare il carcerato innocente, vittima di errore giudiziario! In ogni uomo, anche in quello sgradevole e violento, siamo invitati ad individuare la scintilla della presenza di Dio. Allora certo, la preghiera e la liturgia ci aiutano a riconoscere Cristo nel povero, e la devozione diventa percorso per amplificare il nostro sguardo interiore. L'obiettivo finale della nostra quaresima è la conversione profonda di ciò che siamo. |