Omelia (19-02-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 6,7-15

La preghiera nutre e sostiene la nostra fede perché ci permette di accedere a Dio. Pregando passiamo dal concentrarci su di noi, sulle nostre esigenze, al Dio cui rivolgiamo le preghiere. È lui che fissiamo, lui che scopriamo presente e operante nella nostra vita. La preghiera, allora, non è il tentativo di convincere Dio riguardo alle nostre esigenze ma di convincere noi riguardo al suo progetto benevolo sulla nostra vita. Gesù associa la preghiera alla scoperta del volto del Padre: quando preghiamo scopriamo che ci stiamo rivolgendo a un padre che sa ciò di cui abbiamo bisogno. Preghiera e fede, allora, innestano un circuito positivo e virtuoso: nella preghiera nutro la fede e conosco meglio Dio e il conoscerlo meglio, vederne il volto di Padre mi spinge ancor di più a relazionarmi con lui nella preghiera. Spesso la nostra preghiera diventa un elenco di richieste, non un intimo colloquio con Dio, per adeguarci alla sua volontà. La preghiera del Padre nostro dovrebbe essere la più preziosa, nella nostra vita interiore, l'unica preghiera donataci direttamente dal Signore che, pregata con intensità quotidianamente, ci aiuta ad avvicinarci alla pienezza della Pasqua.