Omelia (22-02-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 16,13-19

In tutta la Chiesa, oggi, celebriamo la Cattedra di san Pietro: il luogo, cioè, da cui Pietro e i suoi successori hanno comunicato la fede lungo i secoli. Un luogo visibile di unità.


Nell'anno delle fede ci chiediamo se la proposta cristiana abbia ancora qualcosa da dire all'uomo contemporaneo. L'urgenza di una nuova, efficace evangelizzazione è stata espressa con forza da papa Benedetto e dai vescovi riuniti in Sinodo e la festa di oggi ci ricorda un principio semplice e fondante della comunità cristiana. I discepoli hanno da sempre creduto che a Pietro Gesù ha affidato il compito di custodire la fede, di evitare, cioè, che il tempo e le opinioni, gli errori e i tradimenti cambiassero l'essenza del messaggio da lui trasmesso. Così, sempre, le comunità hanno riconosciuto a Pietro e ai suoi successori il compito di conservare il deposito della fede, quell'insieme di scoperte e di verità su Dio e sull'uomo che i cristiani conservano gelosamente. A questo patrimonio ci rinvia la festa di oggi che vede nella Cattedra (cioè nell'insegnamento) di Pietro il punto focale per la fede cristiana. Chi vi dice che le cose che scriviamo da anni non siano intuizione di un commentatore birichino quale sono? E chi dice a me che il modo che ho di interpretare la Scrittura, pur nello stile che mi è proprio, sia in sintonia con quanto professato dai credenti da duemila anni? Proprio Pietro, che è posto come garante della fede.