Omelia (23-02-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 5,43-48

Quanto mi mette in crisi questa parola del Signore! Quanto vorrei che non l'avesse mai pronunciata! Il suo ragionamento è drammaticamente lineare: se amiamo quanti ci amano cosa facciamo di straordinario? Ci è naturale voler bene a quanti ci trovano simpatici! La novità del vangelo consiste, invece, nello scardinare i luoghi comuni, nel superare gli istinti e le simpatie. Se è normale salutare chi ci saluta, è evangelico salutare chi ci ignora o ci disprezza. E non per sfida o sentendoci migliori, ma perché imitiamo la logica del Padre che offre opportunità a tutti gli uomini! Certo: dobbiamo stare attenti a non banalizzare questa pagina. È faticoso amare i nemici e pregare per la loro conversione, richiede anni di disciplina e conversione. Gesù per primo lo ha fatto ma con dignità e fermezza. Amare i nemici non significa certo farsi usare o lasciare che i prepotenti ci usino, ma affermare le proprie ragioni senza usare la violenza. Leggetevi l'atteggiamento tenuto da Gesù durante il processo-farsa cui è sottoposto e vedrete come riesce a conciliare bene l'esigenza della giustizia con la misericordia che chiede ai discepoli e che egli, per primo, ha saputo vivere...