Omelia (27-02-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 20,17-28

Che dolore leggere questa pagina! Eppure gli evangelisti non temono di manifestare la loro sconcertante piccineria, non esitano a proclamare la loro inadeguatezza. Gesù ha appena parlato della sua morte, dell'eventualità di una sua dipartita, del fatto che egli è disposto ad andare fino in fondo, a morire, anche, pur di professare lo splendore del volto del Padre. E i discepoli che fanno? Parlano di come spartirsi le poltrone... E Gesù, grandissimo, ancora si mette da parte, ancora si mette in ascolto e li accoglie, ancora spiega come devono comportarsi. Monito per ogni discepolo! Conversione urgente da attuare nelle nostre litigiose comunità! Non i posti d'onore sono al centro della nostra pastorale, non le diverse opinioni, non i dispetti e i mezzucci che così drammaticamente abbiamo visto contagiare anche chi ha maggiori responsabilità nella Chiesa, ma la croce. Noi cristiani siamo chiamati ad imitare il Signore nel suo dono totale, nella sua volontà di essere servo e non padrone. Anche nel nostro piccolo viviamo questa logica del dono, senza scorciatoie, senza sfumature. Non l'onore e la gloria sono al centro del nostro agire, ma la logica della croce, cioè dell'amore senza misura!