Omelia (01-03-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Mt 21,33-43.45-46 L'immagine della vigna è cara ai profeti che hanno sempre visto nel miracolo della vite e del vino, e nella cura che il viticoltore ha per essa, l'immagine dell'attenzione e della cura che Dio ha nei confronti del popolo. Quando Gesù parla di vigna, sa bene che l'uditorio pensa all'esperienza di Israele. Ma quando poi amplia ed elabora drammaticamente tale parabola, l'uditorio resta sgomento. Ecco, Dio ha donato agli affittuari la vigna sperando di ricavarne qualcosa, ma ne ha ricevuto solo disprezzo e violenza. L'immagine è chiara e forte: il figlio del padrone, Gesù, è ora davanti a loro e chiede a loro cosa deve fare suo Padre. Violenza, vendetta, uccisione è la risposta degli affittuari. Già... sarebbe la scelta giusta: violenza e oppressione. No, non farà così il Padre, lascerà che suo Figlio vada fino in fondo alle sue scelte, morendone. Ora l'uditorio capisce il gioco, si identifica e reagisce con inattesa violenza prefigurando la veridicità della parabola. Quando Dio ci mette di fronte alla nostra inadempienza, invece di interrogarci e di cambiare. preferiamo far fuori Dio, gettarlo fuori dalle nostre vite. Ma quando impareremo che tutto ci è donato? |