Omelia (02-03-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Lc 15,1-3.11-32

Dio non è come il padrone della vigna che potrebbe intervenire e punire gli affittuari che usano di essa come se fosse di loro proprietà, tiranneggiando con violenza su tutti gli altri poveri servi. No, Dio non è così, non agisce con spirito di vendetta nei confronti di noi uomini, che dimentichiamo di essere qui solo come ospiti, o come operai. In contrapposizione alla visione orribile che abbiamo di Dio, un Dio padrone, Gesù propone l'immagine del padre prodigo, generoso, eccessivo. Un padre che lascia andar via il figlio minore, sapendo che non può cambiare l'immagine che questi si è fatto di lui, che corre il rischio educativo di perderlo e che, pure, lo aspetta tutti i giorni scrutando l'orizzonte. Un padre che, contravvenendo agli usi del tempo, corre incontro al figlio che ritorna e non gli rinfaccia la sua vita dissoluta. Un padre che fa festa e invita tutti a fare festa per questo figlio perduto che torna alla pienezza della vita, e che esce a convincere il fratello maggiore, dal cuore retto ma piccino, offeso proprio dalla generosità di suo padre... Ecco: questo è il padrone della vigna, colui che ancora cerca di convincere l'uomo a convertire il proprio cuore alla vera immagine di Dio.