Omelia (05-03-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Mt 18,21-35 Riscoprire la fede significa anche riscoprire il perdono, purificarlo, capirlo, annunciarlo. Viviamo in un mondo folle che orbita intorno a due eccessi: da una parte il perdono viene vissuto come una debolezza, come una cosa da femminucce. Dall'altra si esige il perdono, lo si pretende quando accade qualcosa. C'è sempre un giornalista che chiede alla madre il cui figlio è stato barbaramente ucciso: perdona gli assassini? È una cosa seria il perdono! Richiede conversione e sangue! Perdonare significa mettersi nella logica di Dio, accogliere la sconcertante parabola del vangelo di oggi: non si perdona perché si è migliori, né per vedere il proprio avversario pentirsi e cambiare. Perdoniamo perché a noi è stato perdonato cento volte di più, perdoniamo del perdono che noi per primi abbiamo sperimentato. Perdoniamo per essere figli credibili di questo Padre buono che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Il nostro mondo ha bisogno di testimoni credibili e vigorosi di gesti di perdono, capaci di osare una logica nuova, capaci di osare il vangelo. Proviamo a cambiare mentalità, a renderla più simile a quanto il Signore Gesù ci chiede... |