Omelia (08-03-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mc 12,28b-34

Quale il primo dei comandamenti? Domanda fondamentale in una religiosità che di precetti ne aveva oltre seicento, venduti, almeno da parte dei farisei, come tutti ugualmente importanti! Domanda che spesso risuonava nelle scuole rabbiniche, per educare i devoti all'osservanza delle norme. Ma la domanda è rivolta a Gesù da uno scriba che, più che aspettarsi una risposta, vuole dare sfoggio della sua cultura. Gli scribi, in origine, erano semplicemente degli scrivani incaricati di redigere i documenti ma, col passare dei secoli, erano diventati i depositari e gli interpreti della Torah: a loro ci si rifaceva se si desiderava interpretare correttamente la Legge. Può un falegname di Nazareth competere con tanta saggezza? No, ovviamente, e Gesù lo sa bene, aspettando dallo studioso una risposta. Risposta che arriva, attesa: così rispondevano la maggior parte dei rabbini, fra cui il famoso Hillel. Ma c'è un problema: lo scriba vive questo precetto fondamentale e fondante come un esercizio intellettuale. L'amore non gli pulsa nelle vene, non ha passione nelle sue parole, non emozione, non affetto. Stiamo attenti a non fare della fede un arido esercizio intellettuale! (E auguri a tutte le donne!)