Omelia (15-03-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Gv 7,1-2.10.25-30

C'è sempre qualcuno che ha bisogno di conferme, che sbatte i pugni, che si appella alle regole. Il problema, nell'infuocata diatriba fra Gesù e i suoi correligionari, è che egli parla liberamente e nessuno lo ferma. Forse lo hanno riconosciuto come Messia? Quante volte qualche cattolico fervente mi chiede per quale ragione la Chiesa (cioè?) non ferma taluno o talaltro, accusati, di solito, di essere troppo chiusi o troppo aperti! Non è a colpi di scomuniche che annunciamo Gesù Cristo: va bene fare chiarezza, certo, ma senza cadere nell'illusione che la verità si imponga per decreto legge... Nonostante la tensione crescente Gesù non tace e grida la sua fede, grida nel tempio la sua prospettiva di Dio. Anche nei nostri templi e nelle nostre chiese siamo chiamati a dire la nostra fede senza paura, con coraggio e determinazione. Curiosa, infine, l'annotazione cronologica di Giovanni; siamo nelle vicinanze della festa delle Capanne, festa che ricordava il lungo peregrinare nel deserto, nella terra di mezzo, di Israele. Giovanni la definisce come "festa dei Giudei". Non è più una festa di Dio, ma un orizzonte solo umano contro cui Gesù con forza si scontrerà...