Omelia (19-03-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 1,16.18-21.24a

Giuseppe, oggi, interrompe la nostra riflessione quaresimale. Auguri a tutti i papà! Possano imparare da questo silenzioso testimone a vivere la presenza di Dio nella loro quotidianità.


In questo anno dedicato ai fondamenti della fede, oggi la liturgia ci propone un gigante di ineguagliata e insuperabile fede: Giuseppe, padre di Gesù. Uomo semplice e di poche parole (nei vangeli non parla mai!), Giuseppe ha voluto piegare la sua vita ai progetti di Dio. Senza recriminare, senza lamentarsi, senza fuggire, Giuseppe ha fatto della realtà il suo metro di giudizio. Voleva una moglie, si è trovato una santa; voleva dei figli, si è trovato fra i piedi il figlio di Dio; voleva una vita semplice, senza scossoni e si è trovato in casa la presenza stessa dell'Altissimo... Quanta fede ci vuole nel prendere fra le proprie braccia muscolose il proprio bambino che impara a camminare e credere che si tiene fra le braccia la presenza stessa di Dio! Quanta nell'insegnargli le preghiere del pio israelita prima di coricarsi! Quanta nel muovere un rimprovero all'adolescente Gesù! Giuseppe ci mostra che è possibile santificarsi senza fare cose grandi, senza grandi scoperte o miracoli eclatanti, ma prendendo a bottega Dio e insegnandogli a seguire la vena del legno con la pialla. Che Giuseppe insegni a tutti noi a vivere la vita che abbiamo come opportunità di scrutare l'altrove.