Omelia (08-04-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Lc 1,26-38 Celebriamo oggi, con qualche settimana di ritardo, la festa dell'annunciazione, convenzionalmente fissata nove mesi prima di Natale. Il richiamo all'inizio dell'avventura di Gesù ci permette di riflettere sulla volontà salvifica che da subito desidera per l'uomo la salvezza. Incarnazione e resurrezione fanno parte della stessa logica: per amore Dio diventa uno di noi, per raccontarsi, per svelarsi e per amore decide di andare fino in fondo, fino alla morte di croce per vincere sulla tenebra. Anche gli apostoli colgono lo stesso disegno ma solo dopo avere ricevuto lo Spirito Santo ed essersi aperti all'intelligenza delle Scritture. Troppo spesso, invece, abbiamo fatto del Natale una specie di festa a sé stante, festa piena di emozioni infantili che solletica i sensi senza convertire i cuori. Bene hanno fatto i fratelli ortodossi a rappresentare il Natale nelle loro icone dipingendo un neonato avvolto dal sudario e deposto nella tomba... Quel bambino è già il crocifisso e risorto, è già colui che è disposto ad andare fino in fondo nel dono assoluto di sé. Viviamo questo richiamo agli inizi con gratitudine e stupore: la volontà salvifica di Dio non si ferma davanti a nulla... |