Omelia (10-04-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Gv 3,16-21

Dio ha talmente amato il mondo da mandare suo figlio a salvare il mondo. Questa affermazione di Gesù raccolta da un tentennante Nicodemo, capo dei farisei, e riconsegnata ai discepoli, diventa la chiave di lettura del progetto divino sull'umanità. Il nostro Dio ama e salva, desidera la nostra felicità più di quanto noi stessi la sappiamo desiderare. Dobbiamo abbandonare la nostra piccina idea di un Dio severo pronto a coglierci in fallo. Gesù ha dimostrato con la sua predicazione e con la sua vita che il suo Dio è un padre/madre pieno di ogni tenerezza e compassione. Ma Dio non è nemmeno un bonaccione, un innocuo Babbo Natale che dà pacche sulle spalle. La vita è una cosa seria e la felicità un percorso che richiede fatica e costanza: la croce di Gesù testimonia, se ancora ce ne fosse bisogno, fino a che punto Dio è disposto ad amarci e a collaborare alla nostra gioia. Prendiamo molto sul serio il messaggio del Vangelo, siamo stati amati a caro prezzo: accogliamo la proposta di conversione del Signore, lasciamo che sia la sua Parola a guidare i nostri passi, ad orientare le nostre scelte. Oggi viviamo da salvati!