Omelia (15-04-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Gv 6,22-29 Fugge, il Maestro. La folla lo vuole fare re. Giusto, e ci mancherebbe altro! Chi di noi non vorrebbe un governo che ci dà da mangiare invece di bastonarci con le tasse? Lo vuole fare re. Poco importa cosa Gesù dice, cosa chiede, poco importa chi dice di essere: facciamolo re e risolviamo ogni problema. Gesù fugge, stordito dalla reazione della folla. Il più eclatante fra i suoi miracoli, raccontato sei volte dagli evangelisti, diventa il peggiore dei suoi segni, l'inizio del declino del Signore. Aveva sperato, con quel gesto di compassione, che i discepoli e la folla infine capissero. Per superare la miseria e la ristrettezza occorre imitare il gesto dell'adolescente che condivide quello che possiede. La folla, invece, ha capito l'esatto contrario: ecco qualcuno che ci risolve i problemi senza bisogno di chiederglielo! È stordito, il Signore, rattristato... Capirà mai l'uomo? Ora Gesù viene raggiunto dalla folla quasi offesa, ma non ha nessuna voglia di parlare. Si convince e tenta ancora una volta: cerca di ragionare, di spiegare. Dio non va cercato perché riempie la pancia ma perché colma il cuore... |