Omelia (20-04-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Gv 6,60-69 Se ne va la folla, e fa benissimo. Come si fa a star dietro alla valanga di parole che ha detto? E alle cose che chiede? E al volto di Dio inatteso e incredibile che professa? E all'esigenza di nutrirsi della sua presenza? Chi pretende di essere questo falegname che si è scoperto profeta? Anche noi siamo così: fino a quando Dio ci riempie la pancia va tutto bene: siamo soddisfatti, Dio è buono, il mondo è magnifico. Ma appena Dio diventa esigente, chiede qualcosa di più forte e importante, appena ci mette davanti alle nostre fragilità, allora tutto cambia: preferiamo andarcene piuttosto che continuare ad ascoltare. È duro il vangelo, perché negarlo? È esigente!, perciò, nella storia, abbiamo continuato ad annacquarlo, a modificarlo, a interpretarlo... Sono suoi discepoli coloro che se ne vanno: il Signore sempre ci lascia liberi, sempre. Gli apostoli, storditi, non sanno che fare, non sanno che dire. Nell'arco di poco tempo sono passati dalla gloria al fango: qui finisce la brillante carriera del Messia. E la loro. E Gesù, immenso, libero, straordinario, si gira verso di loro: volete andarvene anche voi? Non li supplica di restare, preferisce restare solo piuttosto che tradire il volto del Padre. |