Omelia (30-04-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Gv 14,27-31a Quanto è difficile parlare di pace oggi! Ci siamo illusi, nei decenni scorsi, di potere immaginare un mondo basato sulla reciproca tolleranza e sul rispetto delle diversità. L'inizio del terzo millennio, invece, ci ha posti davanti alla cruda realtà di un mondo in perenne lotta, in continua guerra. La pace, così tanto agognata, frutto della giustizia, come scrive il profeta Isaia, resta una chimera. Anche chi ha alzato forte la voce per chiedere la pace, spesso si è trovato a farlo con toni combattivi. Gesù, oggi, ci offre una soluzione, una differente chiave di lettura: la pace è suo dono ed è diversa da quella che propone il mondo. È suo dono: non solo una conquista ma l'accoglienza di una prospettiva diversa. Possiamo diventare testimoni di pace perché pacificati nel nostro intimo, possiamo costruire spazi di dialogo perché abbiamo un orizzonte di riferimento, il sogno di Dio. La pace, allora, va anzitutto coltivata in noi stessi, lasciando che sia la Parola a convertirci, mettendo noi a fuoco i nostri peccati e chiedendone perdono al Signore. Con un cuore pacificato diventeremo capaci, allora, di accogliere l'altro nella sua dimensione più profonda. |