Omelia (01-05-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 13,54-58

Oggi la Chiesa celebra la festa di san Giuseppe lavoratore. L'occasione, in questi tempi di crisi, per rivalutare la visione biblica del lavoro.


Storicamente il primo maggio è una festa laica, nata per sottolineare le conquiste operate dai lavoratori grazie a lotte sindacali che, nel passato, hanno coinvolto molte persone e causato molta sofferenza. A questa commemorazione la Chiesa ha voluto aggiungere una sensibilità spirituale, un approccio di fede, proprio a partire dall'esperienza di lavoro vissuta dal Signore Gesù e da suo padre Giuseppe. Nei vangeli, Gesù è conosciuto con il mestiere trasmessogli dal padre, quello di carpentiere abile nella lavorazione del legno ma capace, come si usava allora, a fare altri lavori inerenti all'edilizia. Stupisce il fatto che Dio abbia lavorato con le sue mani, scegliendo un'occupazione impegnativa, da artigiano appunto, che ha svolto per gran parte della sua vita. Nella Bibbia il lavoro dell'uomo aiuta Dio a completare la Creazione, diventa il modo che l'uomo ha di assomigliare al Dio artigiano che costruisce il Cosmo. Lavorare perciò, dona a noi la dimensione della dignità prima ancora che garantirci il sostentamento col guadagno. Oggi, purtroppo, la dignità del lavoro e del lavoratore sono passate in secondo piano: è il profitto a determinare la validità di un lavoro e le scelte, a volte drammatiche, dell'economia che, come vediamo, finiscono col determinare anche le scelte politiche. Riappropriamoci del lavoro così come l'ha voluto Dio!