Omelia (11-05-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Gv 16,23b-28

Il discepolo è chiamato a chiedere al Padre nel nome di Gesù, a pregare Dio attraverso il Maestro. Perciò le nostre preghiere liturgiche terminano sempre con l'invocazione per Cristo Nostro Signore cui rispondiamo con un laconico e spento amen (che dovrebbe esprimere con forza tutta la nostra approvazione!). Gesù ci chiede di pregare il Padre nel suo nome per chiedere ciò che ci dona gioia. Molto spesso a me succede, invece, di chiedere al Padre un sacco di cose di cui penso di avere assoluta necessità senza interrogarmi se esse rappresentino o meno la sorgente della gioia profonda! Spesso le nostre preghiere non vengono esaudite perché non hanno nulla a che vedere con la nostra felicità. Chiedere a Dio di intervenire per fare cose che potremmo benissimo fare noi o per donarci soluzioni a problemi che noi per primi abbiamo contribuito a creare è perlomeno scorretto! Concentriamoci nella preghiera a Dio, per mezzo del Signore Gesù, chiedendogli tutto ciò che ci può donare veramente la gioia. Sia lo Spirito a orientare le nostre richieste perché lui solo sa di cosa abbiamo veramente bisogno.