Omelia (14-05-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Gv 15,9-17 Dodici erano stati chiamati a fare un'esperienza particolare col Signore Gesù. Dodici come le tribù di Israele, i figli di Giacobbe diventato Israele. Dodici come la totalità dell'umanità. Ma quel numero era cambiato a causa della follia di Giuda, discepolo che volle cambiare le scelte di Dio. Perciò i rimasti, teneri, decisero, dopo la Pentecoste, di tornare ad essere Dodici. Non per loro stessi, ma consapevoli di appartenere ad un progetto grandioso, al sogno di Dio, alla Chiesa icona della nuova umanità, alla caparra dell'armonia originaria e originante. Allora radunano coloro che per primi erano stati con loro, con Gesù, dal battesimo alla croce. Fra questi Mattia, apostolo di riserva, seduto in panchina fino a quel momento. Uno di quelli che, come loro, aveva conosciuto e seguito Gesù, e che era rimasto fedele anche se non era entrato nel numero degli eletti. Non una primadonna, ma un discepolo vero, che sa restare nell'ombra, che non scalcia per apparire, per entrare nella lista dei santi apostoli degni di altari e incensi. San Mattia, apostolo di riserva, prega per tutti coloro che vivono dietro le quinte e, amando il Signore, servono con passione la sua Chiesa. |