Omelia (15-05-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Gv 17,11b-19 Quanto umanissimo amore lasciano intravvedere le parole del Signore Gesù dopo l'ultima cena! Parole di affetto, di attenzione, di preoccupazione non per sé e per il proprio amaro destino, ma per coloro che lo hanno seguito, per noi che lo abbiamo scelto come nostra guida e Signore. Invece di essere travolto dalle comprensibili paure che assalgono ogni uomo davanti alla propria tragica fine, Gesù rivolge la sua accorata preghiera per noi discepoli, fragili e vulnerabili, incapaci di fronteggiare le persecuzioni del mondo e le tentazioni dell'avversario. Noi discepoli che abbiamo scoperto di non appartenere al mondo, di essere rinati in una dimensione nuova, altra, donataci gratuitamente da Dio. E che possiamo restare discepoli solo se ci nutriamo della verità che ci deriva dalla conoscenza della Parola di Dio. Invochiamo lo Spirito Santo che riempia di desiderio il nostro cuore, che ci aiuti a scrutare la Scrittura per trovarvi tutta la verità di cui abbiamo necessità per crescere e per conoscere la strada da percorrere. Non siamo soli: il Signore sa bene quanta fatica facciamo a restargli fedeli e ad annunciare al mondo la sua presenza. E prega per noi. |