Omelia (30-05-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Mc 10,46-52 Diversamente dal giovane ricco che ha paura di perdere le certezze che ha, diversamente dai discepoli atterriti dall'idea di dover subire persecuzione e dagli apostoli che litigano per i primi posti, il modello del credente diventa Bartimeo, cieco che mendica all'uscita di Gerico, sperando di avere una moneta dai pellegrini che stanno affrontando l'ultima tappa per salire a Gerusalemme. Meno di trenta chilometri separano ormai Gesù dalla sua morte. E sul ciglio della strada il cieco, immagine simbolo di ognuno di noi, compie ciò che noi fatichiamo a fare: grida il suo dolore, elemosina consapevole di non avere in sé la luce, chiede anche quando tutti gli dicono (anche gli uomini di Chiesa!) che è meglio tacere. E il Signore lo ascolta, lo accoglie, lo chiama. Anche noi, come gli apostoli, siamo chiamati a dire ad ogni uomo di avere coraggio perché il Signore ci chiama a salvezza. E così avviene: Bartimeo getta via il mantello che tiene sul grembo per raccogliere le monete, l'unica cosa che ha, per diventare discepolo. Il punito da Dio diventa il modello per ogni discepolato. Colui che deve dipendere dagli altri diventa l'unico che ha capito cosa fare... |