Omelia (01-06-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mc 11,27-33

C'è sempre qualcuno che ha bisogno di rilasciare patentini per ogni cosa. Anche per parlare di Dio! Gesù non ha studiato, non è uno scriba, non è neppure un sacerdote della tribù di Levi, non fa parte di nessuna scuola rabbinica. Peggio: proviene dalla Galilea, regione notoriamente abitata da teste calde... E con tutto ciò, continua ad insegnare e le folle sono affascinate dal suo modo semplice e diretto di parlare di Dio. Ecco allora che una delegazione composta dai responsabili religiosi dell'epoca chiede ragione a Gesù della sua predicazione! Con quale autorità parla di Dio? Nessuna, ovvio. Eccetto quella di essere egli stesso il figlio di Dio. Sottigliezze. Gesù non cerca la rissa, ma non vuole che qualcuno si arroghi il diritto di zittirlo. E agisce con astuzia, mettendo in difficoltà i suoi accusatori, tirando in ballo il famoso Battista. Famoso e odiato dai sacerdoti, perché critico e aspro più del Nazareno. Ma amato dalle folle per la sua santità e la sua coerenza. Nemmeno Giovanni aveva il patentino, eppure ha avvicinato migliaia di persone alla conversione. Ecco, la trappola è tesa, i giudici sono in imbarazzo, non sanno che dire. Sarà per un'altra volta. E noi, nella Chiesa, non facciamo gli stessi errori.