Omelia (07-06-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Lc 15,3-7

È una festa di origine devozionale, legata ad una apparizione a Paray-le-Monial eppure attinge ad una verità semplice e intensa: al centro della nostra fede c'è l'amore di Cristo.


Dobbiamo togliere lo zucchero e i riferimenti ottocenteschi da questa festa, lasciar perdere le stucchevoli immagini del Gesù biondo dallo sguardo languido che apre la tunica per mostrare un cuore da cui si dipartono raggi luminosi. Immagini che hanno colpito la fede dei nostri nonni ma che fatichiamo ad accogliere nella nostra sensibilità contemporanea. Eppure, al di là della rappresentazione iconica, la verità di questa festa è enorme: Cristo ci ha amati e ci ama intensamente, senza compromessi, con forza, con fedeltà. Se siamo cristiani è perché abbiamo scoperto di essere amati in maniera adulta, senza ricatti, senza suscitare sensi di colpa, con libertà. E dall'amore di Cristo abbiamo scoperto l'amore del Padre, attraverso il Maestro siamo giunti a conoscere il vero volto di Dio. Amore concreto, quello di Cristo, affatto emotivo, saldo e ponderato. Le sue scelte, il suo donarsi definitivo sulla croce, l'andare fino in fondo, amando chi non lo amava, consegnandosi alla volontà omicida dell'umanità, ridefiniscono il concetto di amore e di sacrificio. Sia l'amore che abbiamo ricevuto al centro della nostra giornata lavorativa. Siamo amati. Possiamo amare.