Omelia (08-06-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Lc 2,41-51 È un cuore di madre, quello di Maria; un cuore che ama il figlio, come ogni madre che assecondi la sua natura profonda di accoglienza, datrice di vita, portatrice di futuro. Ma il cuore di Maria asseconda la volontà del Figlio anche se non ne capisce tutta la profonda drammaticità. Il brano di Luca, che ci porta indietro, agli inizi del ìpercorso interiore di Maria, ci consegna una profezia di sofferenza. Sofferenza come quella di tutti i genitori che vivono la propria simbiosi con i figli, anche. Ma soprattutto sofferenza che deriva dal condividere in toto l'iniziativa di Cristo disposto a morire per annunciare l'autentico volto del Padre. Maria ama suo figlio ma non lo costringe, non lo ricatta, non lo possiede. Le madri sanno quanto sia difficile tagliare il cordone ombelicale, non quello fisico, ma quello molto più profondo che portano nell'anima. Maria, a Cana, recide quel legame per donare Gesù al mondo. Non è mai stato veramente suo, lo è ancora meno quando inizia la sua vita pubblica. Impariamo da questa donna ad amare bene, da adulti, senza possedere, senza ricattare, senza legare. Maria ci insegni la vera libertà che è figlia dell'amore adulto. |