Omelia (13-06-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 5,20-26

Il Signore Gesù vuole riportare la Legge alla sua propria origine, purificandola da tutte le incrostazioni che, nel corso dei secoli, l'hanno appesantita e confusa. È bene che il rapporto con Dio si declini anche nella quotidianità e nelle piccole abitudini, certo, ma occorre distinguere bene i piani fra ciò che proviene direttamente da Dio e ciò che è tradizione degli uomini. Così Gesù, nel vangelo di Matteo, inizia un lungo discorso in cui puntualizza polemicamente molti degli atteggiamenti dati come intangibili da chi, come i farisei, hanno fatto della Legge orale il proprio riferimento assoluto. Riguardo alla violenza, ad esempio, Gesù amplia la visione giuridica del tempo parlando di una violenza verbale, di un omicidio che si compie togliendo la dignità ad una persona. Ha ragione il Signore: un giudizio tagliente, a volte fatto in nome della fede!, può uccidere quanto una coltellata! Non solo: Gesù chiede ai suoi discepoli una profonda coerenza fra fede e vita, fra comportamento e preghiera. La riconciliazione col fratello, l'essere in pace con tutti, per quanto dipende da noi è condizione essenziale affinché la nostra offerta sia gradita a Dio...