Omelia (20-06-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Mt 6,7-15 Il Padre sa. Da questa consapevolezza deriva la diversità della preghiera cristiana così come Gesù ce l'ha svelata. La preghiera non consiste, come immaginiamo, nella ripetizione di formule, nella celebrazione di riti e di cerimonie, ma nella profonda comunione con un Dio che scopriamo padre benevolo e a cui affidiamo le nostre necessità. In questa differenza nasce il rapporto col Dio di Gesù e la preghiera acquista un nuovo volto. Spesso invece, anche se siamo cristiani, la nostra è una preghiera ancora pagana: tentiamo di convincere Dio della bontà delle nostre richieste; della necessità che egli esaudisca le cose che chiediamo, dell'urgenza delle nostre giaculatorie. Certo: dobbiamo pregare, e tanto. Ma non solo chiedere, anche ringraziare e lodare e affidare, come ci si affida ad una persona che si ama. E la richiesta è sempre fatta ad un padre che sa di cosa abbiamo bisogno ancor prima che glielo chiediamo. Sapendo che riceveremo ciò di cui abbiamo bisogno, anche se non sarà necessariamente ciò che avremo chiesto. In questa logica la preghiera diventa cristiana e possiamo ripetere col sorriso il Padre Nostro. |