Omelia (24-06-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Lc 1,57-66.80 Giovanni Battista è una figura di riferimento essenziale nel percorso di fede del discepolo. E la Chiesa ha sempre preso molto sul serio l'invito fatto da Gesù di considerarlo come il più grande uomo mai vissuto sulla terra. Perciò Giovanni è l'unico santo, insieme alla madre di Dio, di cui celebriamo anche la nascita in maniera solenne. Una data, quella di oggi, assolutamente convenzionale (sei mesi prima di Natale) e che è servita al cristianesimo per "battezzare" i riti pagani della mietitura. Per noi, oggi, l'occasione per riscoprire, all'interno della Chiesa, il valore della profezia; la necessità di avere sempre una tensione ideale profonda nel proporre una fede fatta anche di valori assoluti, di deserto, di radicalità, come solo Giovanni ha saputo sommamente rappresentare. Un cristianesimo accomodante, istituzionalizzato, più legato al tempio che al deserto, rischia di allontanarsi dalla tensione ideale che sempre va ricordata a chi si mette sulle tracce del Nazareno. Il Battista ricorda al nostro cristianesimo da poltrona e pantofole che la passione per Dio e per la verità può consumare e portarci al martirio. Meglio farne memoria, d'ogni tanto! |