Omelia (27-06-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 7,21-29

Anche noi siamo stupiti dalle parole del Maestro. Restiamo senza parole ascoltando la sua Parola. Parola impegnativa, che giudica, che scuote, che inquieta e che, pure, trabocca di verità. Parola autorevole, parola piena di buon senso. Gesù non si appella ad un ruolo, non fa valere la sua autorità: vuole convincere, non costringere. E ciò che dice, pur essendo tagliente, è liberante. Non basta dirsi discepoli, non basta dedicare la vita al vangelo, non basta avere continuamente il nome di Dio sulle labbra. Non basta. Misuriamo la nostra fede quando siamo messi alla prova, quando le vicende della vita ci scuotono dalle radici, quando sentiamo che il mare ingrossa e rischiamo di affondare. Succede a tutti, anche ai discepoli. Anche ai buoni discepoli. Periodi in cui la sorte sembra accanirsi contro di noi: salute, lavoro, affari, tutto in salita, tutto in negativo. È allora che verifichiamo se la nostra vita è costruita sulla sabbia. O sulla roccia della Parola. Non possiamo saperlo, finché le cose vanno discretamente bene. Conserviamo la speranza, allora, accogliamo quotidianamente la Parola con fede perché rinsaldi le nostre piccole vite.