Omelia (28-06-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 8,1-4

Gesù vuole che il lebbroso sia purificato. Lo vuole, lo desidera con tutte le sue forze. Sa bene quanto sia duro affrontare la vita nella malattia. Sa bene quanto sia tragico vagare nelle campagne come un lebbroso abbandonato da tutti, reietto, messo ai margini. Lo sa. Perciò interviene, perciò sana, purifica. Il racconto di Matteo, stringato, annuncia il desiderio di Dio di liberarci dalla lebbra del corpo e dello spirito. Dio vuole la nostra felicità, il nostro bene, desidera la nostra realizzazione. Come conciliare questa perentoria affermazione con l'esperienza che facciamo del male e del dolore? Se Dio davvero ci ama e vuole il nostro bene, perché permette che siamo colpiti dalla malattia e dal dolore? Gesù non offre una soluzione a questa domanda ma indica due percorsi: anzitutto smentisce che la malattia sia punizione divina (e questo già mi consola!). Secondariamente si dimostra solidale con gli ammalati, ricordando però che la salute non è tutto: prima della salute c'è la salvezza. Possiamo dire, una volta letto il vangelo, che nonostante la sofferenza e la malattia, Dio è buono. È un gesto di fede affermarlo, certo, e chiediamo al Signore di sostenerci in questa professione di fede.