Omelia (29-06-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 16,13-19

Oggi la Chiesa celebra in un'unica festa Pietro e Paolo, le colonne che diedero la loro vita nell'annuncio del vangelo e che insieme morirono a Roma. Viviamo in profonda comunione e senso di gratitudine con chi ci diede il Cristo.


Pietro e Paolo, così unici, così diversi, così simili. Unici perché hanno sperimentato la vicinanza di Cristo, la sua compassione, la sua misericordia. Unici perché, consumati dall'amore, hanno vissuto la loro vita mettendo il loro carattere, le loro convinzioni, il loro limite a servizio del Regno. Affascinati e travolti da Cristo, ci hanno consegnato il suo vangelo e ci hanno indicato la via della salvezza. Così diversi fra loro, a tratti anche contrapposti. Pietro, discepolo della prima ora, irruento e generoso, ha saputo superare il suo fallimento mettendo da parte il proprio orgoglio ferito e lasciandosi plasmare. Paolo, dotto e zelante, ha saputo cambiare radicalmente le sue convinzioni mettendo tutti i suoi carismi a servizio del Regno. Nelle scelte pratiche hanno litigato con vigore, ricordandoci che la Chiesa è anche luogo di confronto, che ci si intende sull'essenziale ma si può dibattere su come viverlo all'interno delle comunità. Così simili fra loro perché scelti da Cristo. Così anche oggi, nella Chiesa, possiamo avere sensibilità diverse ma sempre l'unica esperienza interiore di Dio ci accomuna. Ricordiamocelo quando anche nella Chiesa preferiamo sottolineare le diversità!