Omelia (03-07-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Gv 20,24-29

Oggi celebriamo la splendida figura di Tommaso apostolo, protagonista di una delle pagine più intense dell'intero vangelo, per ricordarci che la fede passa anche attraverso il superamento del dolore.


Tommaso è soprannominato didimo, cioè gemello. È vero: ci assomiglia, e tanto. È come noi nell'entusiasmo con cui ha incontrato il Maestro, sempre disposto a seguirlo anche quando, così ci dice Giovanni, il ritorno in Giudea per guarire Lazzaro era pericoloso. Ci assomiglia nella serietà delle sue richieste, nel volere e ricercare delle indicazioni per seguire la sua via, ricevendo così, anche per noi, da Gesù, la splendida risposta: io sono la via, la verità, la vita. Ci è simile anche negli aspetti negativi quando, come tutti i discepoli, fugge davanti agli eventi dell'arresto e della crocefissione. Ci assomiglia quando, tornato al Cenacolo, accoglie con freddezza la testimonianza di Pietro e degli altri che gli annunciano di avere incontrato il Signore Risorto. Anche noi siamo perplessi davanti all'incoerenza di una Chiesa che, spesso, non vive ciò che proclama. Ma, lo voglia il Signore, speriamo noi di essere simili a Tommaso nella sua grande fede quando, pur non credendo all'annuncio dei suoi amici, resta con loro. Non fugge, non fa lo schizzinoso, non pensa di essere migliore di loro. E fa bene perché proprio per lui poi viene il Signore risorto invitandolo a credere e a superare il suo dolore. Grandissimo Tommaso!