Omelia (18-07-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 11,28-30

Andiamo a lui, noi che siamo affaticati ed oppressi. Andiamo a lui noi che portiamo dei macigni nel cuore, che non capiamo, che non abbiamo risolto i grandi interrogativi della vita. Andiamo a lui noi che siamo travolti dalle disgrazie, dalla malattia, dal dolore, dopo averli strenuamente combattuti, dopo avere cercato in ogni modo di restare a galla. Andiamo a lui: è il Signore l'unico e il solo che offre speranza, che realizza la salvezza in noi. È lui, il Signore, che può offrire una sosta di ristoro nel difficile cammino della vita. E impariamo da lui ad accogliere con mitezza gli eventi e con umiltà, consapevoli, cioè, dei limiti che la vita porta in sé, dei limiti che portiamo nel nostro cuore. Imitare Cristo è l'obiettivo della nostra vita: imitarlo nella visione del Padre, nella compassione verso gli uomini, verso la lucida consapevolezza di ciò che siamo chiamati a diventare e ad essere. Imitare Cristo significa, concretamente, conoscerlo, far diventare il vangelo metro di giudizio per ciò che scegliamo e che diciamo. Nel cuore dell'estate il Signore ci propone di fare delle vacanze esclusive con lui, nel luogo più esclusivo che c'è: il nostro cuore.