Omelia (05-04-2015) |
don Alberto Brignoli |
Non lasciamoci portare via il Signore! Nel Vangelo che abbiamo ascoltato questa notte, Marco ci ha raccontato di tre donne, discepole di Gesù, preoccupate di dover rotolare via la pietra dal sepolcro, perché avevano la necessità di entrare a ungere con oli aromatici il corpo di Gesù. Il giorno prima, era stato loro impedito dalla legge del sabato, del riposo, per cui hanno sfruttato il primo giorno utile, alle prime luci dell'alba, per evitare che il corpo deperisse rapidamente a causa delle molte ferite ricevute. Volevano, in definitiva, imbalsamare Gesù, avere di lui un ricordo il più possibile incorrotto e immutabile nel tempo. Preoccupate, quindi, di rotolare via la pietra dal sepolcro, rimangono allibite quando la vedono già rotolata via, benché molto grossa. C'è Maria di Magdala anche nel Vangelo di Giovanni di questa mattina: questa volta è sola, e non ha alcuna intenzione, a quanto pare, di ungere il corpo di Gesù. A lei basta raggiungere il sepolcro, per piangere là di fuori: sembra, Maria, a molti di noi, a tante donne che perdono il marito, il compagno di una vita, e ogni giorno si recano al cimitero, anche dopo anni, e magari sono capaci ogni volta di versare una lacrima per la persona amata, e il loro andare in continuazione al sepolcro serve per non dimenticare, per sentire ancora vicino il loro caro. Soprattutto quando sono passati solo pochi giorni dalla morte, tutto ciò che resta loro è la tomba. Anche la Maria del Vangelo di Giovanni, mossa da una motivazione diversa, fa comunque la stessa amara esperienza di quella del Vangelo di Marco: la pietra era stata tolta dal sepolcro. Non si preoccupa neppure di verificare cosa sia successo: corre dagli Apostoli e sentenzia già quello che è avvenuto, "hanno portato via il Signore dal sepolcro". Ha già capito che è avvenuto qualcosa di strano, di anomalo, ma che in fondo ci si aspettava: questo Signore non lo lasciano in pace neppure da morto. Troppa gente ha interesse a discreditare la sua immagine, a gettare su di lui i sospetti del furto del cadavere da parte dei suoi discepoli per poi inventarsi la storiella della sua resurrezione: chissà chi avrà portato via il Signore dal sepolcro? Chi ha commesso questo scempio volendo fare uno scherzo di pessimo gusto, non ha tenuto conto dell'affetto dei suoi cari, perché ora, senza più il corpo nella tomba, la tomba vuota non ha più alcun senso, l'unico motivo per sentire il Signore ancora vicino è svanito, la speranza ha lasciato il suo posto alla morte nel cuore. Hanno portato via il Signore, hanno portato via la speranza, ci hanno rubato la speranza. Ma chi aveva tutto questo interesse a portare via il Signore? Chi può averci rubato la speranza? Chi è così malvagio da volere la fine della nostra speranza? Noi siamo bravissimi a dare la colpa agli altri, a dire che la nostra speranza ci è stata rubata da chi non crede in Dio, da chi perseguita i cristiani, da chi disprezza la nostra religione e la chiesa, ma nessuno ci ha portato via il Signore: ce lo siamo lasciati rubare, ce lo siamo lasciati portare via dalla nostra incoerenza e dalla nostra indifferenza, perché pensavamo di averlo potuto imbalsamare una volta per tutte, per conservarlo così com'era, mentre il Signore non si lascia né ungere né imbalsamare. E ci accorgiamo non solo che nessuno ci ha portato via il Signore, ma che addirittura è lui che, alla fine, porta via noi da quel sepolcro, ci schioda da lì, altrimenti non ce ne veniamo via più, e ci adattiamo alla situazione, piangendo la nostra disperazione. Allora, Maria viene portata via dal sepolcro e condotta da Pietro e Giovanni; Pietro tornerà dal sepolcro e annuncerà ciò che ha visto agli altri discepoli; gli altri discepoli diventano testimoni della tomba vuota a tutto il popolo, come ci ricordano gli Atti degli Apostoli. Perché il Signore fa tutte queste "storie", per annunciarci che è Risorto? Perché tutta questa scena della sepoltura? Non poteva risparmiarsela, e scendere dalla croce, così almeno tutti gli avrebbero creduto? Certo, se Gesù avesse voluto mostrarsi in maniera evidente a tutti come Figlio di Dio, sarebbe potuto benissimo scendere dalla croce e mostrarsi risorto e vivo, cosa gli sarebbe costato? Invece, ci fa sperimentare il dubbio e l'incomprensione: il dubbio derivante dalla tomba vuota, senza alcuna spiegazione, e l'incomprensione dei primi discepoli che - dice il Vangelo - "non avevano compreso la Scrittura". Il Maestro vuole il nostro sforzo. Vuole che la nostra fiducia nella vita non venga mai meno. Vuole che "vediamo" e "crediamo", come Giovanni. Vuole che facciamo lo sforzo di entrare in quella tomba vuota, di non accontentarci di ciò che vediamo dall'esterno, di vedere di persona che la vita continua e che non è affatto terminato nulla, venerdì, sul Calvario. Troppo facile e troppo bello, poter ungere il corpo di Gesù conservandolo per l'eternità! Troppo bello avere ancor oggi la sua tomba per costruirci un enorme mausoleo, una Chiesa meravigliosa, ed essere certi che tutto appartenga alla storia per venire puntualmente commemorato. Invece no: la tomba rimane vuota, il corpo non c'è, la vita continua, la testimonianza pure. Sapere che il Maestro è vivo non significa avere paura di un fantasma che si aggira a turbare i nostri sogni, ma significa che lui è ancora qui, con noi, risorto e più vivo che mai. Ora tocca a noi: inizia il Tempo Pasquale, abbiamo gli Atti degli Apostoli da scrivere, abbiamo lo Spirito Santo da ricevere, abbiamo la misericordia da annunciare. Abbiamo soprattutto una speranza nel cuore: il Signore è Risorto e vivo, per noi è davvero ancora tutto possibile. Non lasciamocelo più portare via. |