Omelia (29-03-2015) |
don Giovanni Berti |
Le lacrime liberatorie di Pietro Clicca qui per la vignetta della settimana. Il pianto di Pietro è forse di liberazione. Finalmente si rende conto della propria durezza di cuore, che simbolicamente porta anche nel nome, Pietro. Mi ricorda la testimonianza di un amico che proprio durante una veglia di preghiera, improvvisamente si è messo a piangere, rendendosi conto che davanti a se aveva l'amore di Dio e dentro di se una durezza di cuore che lo aveva portato a fare scelte a metà e spesso sbagliate nella vita. Mi raccontò che quelle lacrime le sentiva di liberazione, non tanto perché aveva risolto tutto o perché la sua vita era ora priva di problemi, ma perché si sentiva improvvisamente cosciente che un amore, quello di Dio, era davvero più grande di ogni suo sbaglio e peccato. Pietro, così sicuro di se stesso, crede che sarà saldo nella prova e non mostra dubbi sulla sua fedeltà. Ma quando una semplice serva nel cortile accanto a dove Gesù viene processato, lo accusa, lui si sgretola, e la sue granitiche certezze svaniscono. Il gallo canta due volte e questo gli ricorda la profezia di Gesù, che non è una accusa ma un atto di amore per Pietro. Gesù sa che Pietro non è così di pietra nella testimonianza ma è di pietra nel cuore, duro e autosufficiente. Le lacrime che sgorgano dagli occhi dell'apostolo sono segno che ora è pronto alla vera sequela, quella che non vuole supereroi della fede, ma persone umani e reali, segnate dalle fatiche di tutti ma che testimoniano prima di tutto l'amore di Dio e non la propria bravura. Vorrei anche io piangere in queste celebrazioni pasquali e non rimanere impassibile difronte a quello che celebro con la mia comunità. Il rischio che si corre sempre nelle celebrazioni religiose è di lasciare fuori di chiesa la vita e quello che siamo, indossando una maschera religiosa che non ha nulla a che vedere con quello che siamo. Ma in questo modo le parole della messa, i canti e i gesti, rimangono alla fine in superfice e il nostro cuore non viene guarito dalle sue durezze. Questo chiedo al Signore, di entrare dentro le celebrazioni di Pasqua per rompere il cuore di pietra sperimentando la bellezza dell'amore di Gesù per me. Ed è in questo modo che il pianto della liberazione rende tutto quello che faccio senza arroganza e violenza ma pieno di misericordia. Clicca qui per lasciare un commento |