Omelia (05-04-2015) |
don Giovanni Berti |
Pasqua, comunque Clicca qui per la vignetta della settimana. La pietra inaspettatamente rotolata via dall'ingresso del sepolcro, è un segno che le attese funeree delle donne riguardo Gesù saranno presto stravolte. Il problema per le donne ora non è più spostare una pietra ma superare la paura togliendo la pietra che chiude il cuore alla fiducia e alla speranza. L'evangelista Marco non ci dice nulla di come e quando Gesù passa da morto a vivo, lasciando questo passaggio come un mistero, che è secondario di importanza rispetto alle conseguenze, ben più importanti. Se Gesù, il crocifisso (quindi colui che è realmente passato attraverso la morte) è risorto allora tutto cambia, ad iniziare proprio dal luogo dove incontrarlo e sperimentare così questa vita. Il giovane vestito di bianco, che sicuramente ai primi cristiani richiamava la veste bianca propria di chi riceveva il battesimo, annuncia che è la Galilea il luogo dove incontrare Gesù vivo. La Galilea, periferia del mondo, luogo di incroci di culture, popoli e fedi diverse, è di nuovo lo spazio dove Gesù si fa presente e luogo esistenziale dove vuole continuare la storia con i suoi discepoli. Rimanere a contemplare un sepolcro vuoto bloccati dalle paure, non serve a niente. Sono comprensibili le paure delle donne e forse simboleggiano le nostre paure e i nostri "blocchi" interiori. Siamo così circondati da segni di morte che pian piano questi entrano e mettono una pietra sul nostro cuore. E così ci abituiamo a vivere, anzi a sopravvivere in piccoli recinti e spazi, dove ci stiamo noi e i pochi ai quali consentiamo di entrare. Se lasciamo che le paure ci guidino, allora non ci apriamo più alla speranza e la religione al massimo diventa una consolazione di qualche momento, o un insieme di riti che compiamo distanti però dalla vita. Il racconto di Marco sembra far prevalere la paura, perché si chiude con questa annotazione, cioè che le donne, ricevuto l'annuncio, non si muovono a portare il messaggio ai discepoli, ma scappano via e non dicono nulla. Se prendiamo il testo del Vangelo di Marco così come lo abbiamo oggi, il racconto dopo il versetto 9 del capitolo sedicesimo, continua con i racconti delle apparizioni, ma molti studiosi concordano nel dire che il Vangelo di Marco, il più antico dei quattro vangeli, inizialmente si concludeva proprio in questo modo, con le donne fuggite per la paura. Ma l'annuncio comunque alla fine è arrivato, e la notizia della resurrezione è trapelata. Gli incontri con Gesù risorto sono realmente avvenuti e da allora non si è più interrotto questo messaggio di vita. Mi piace pensare che se anche all'inizio non è stato facile superare la paura della morte e la chiusura in se stessi, allora anche per me sono comprensibili queste fatiche di fede, e fanno parte del mio percorso come credente. Ma l'invito a non aver paura e a cercare Gesù vivente, vale anche per noi oggi. Anche per noi, che siamo continuamente a rischio di paure e chiusure, quando vediamo la violenza del mondo, le divisioni tra gli uomini, le cattiverie di chi ci sta accanto e anche le nostre, anche per noi è possibile riaprirci alla vita e alla speranza che Gesù non è solamente "il crocifisso", ma prima di tutto è "il Risorto" e che la vita prevale sulla morte fuori di noi e dentro di noi. Clicca qui per lasciare un commento |