Omelia (12-04-2015) |
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L'evangelista Giovanni inizia oggi il vangelo con queste parole: "La sera di quel giorno, il primo della settimana". Chi di voi mi sa dire a quale giorno si riferisce? Alla domenica di Risurrezione. Giovanni dunque oggi ci sta raccontando ancora quello che è successo il giorno di Pasqua. La resurrezione di Gesù è un avvenimento così grande e fondamentale per la salvezza di ogni essere umano, che nessuno smetterebbe mai di ricordarlo, di parlarne... Primo fra tutti, appunto, Giovanni, che l'ha vissuto in prima persona assieme a Pietro ed alla Maddalena. Tutti e tre erano corsi al sepolcro, lo avevano visto vuoto, avevano visto le bende per terra ed il sudario piegato in un altro luogo... come non avere impressi nella mente ancora quei momenti? Giovanni, come è scritto nel vangelo di domenica scorsa, davanti al sepolcro vuoto, vide e credette che Gesù era risorto ed era vivo. Fino a quel momento l'idea della risurrezione non era ancora stata capita e accolta dai discepoli... pensavano infatti che Gesù fosse stato rubato! Giovanni no. In quel "vide e credette" c'è tutta la sua fede che trasmette a noi attraverso le sue parole. "La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovano i discepoli per timore dei giudei...Siamo allora nella domenica di risurrezione ed i discepoli hanno paura dei giudei. I giudei, infatti, sapevano che loro erano amici di Gesù! Meglio starsene nel cenacolo e con le porte ben chiuse... Cosa avrebbero fatto altrimenti? Li avrebbero uccisi? "... venne Gesù, stette in mezzo e disse loro:"Pace a voi!" Avete mai provato a mettervi nei panni di quei discepoli? Loro erano lì a farsi mille domande sul come nascondersi, su quale sarebbe stata la loro vita da quel momento in poi, su come mai Gesù fosse morto in quel modo... ed ecco che all'improvviso viene Gesù! Beh, se io fossi stata qualcuno di loro, mi sarei nascosta dalla vergogna pensando che nel momento del bisogno ero scappata ed avevo lasciato il mio Maestro da solo! Probabilmente anche loro si aspettavano un rimprovero... ed invece no. Altro che rimprovero! Gesù offre un dono: "Pace a voi!"- dice - e dona loro la sua pace. Questa pace non è come quella che il mondo pensa di ottenere facendo la guerra! No! La pace che porta Gesù è il frutto della sua morte e risurrezione, è il frutto del suo amore, è il frutto del perdono per coloro che l'hanno ucciso, è il frutto della sua adesione alla volontà del Padre. Questa pace è la nuova possibilità per l'uomo di vivere una esistenza piena di gioia proprio come Dio l'aveva pensata al momento della Creazione: un universo armonioso in cui tutto ha il suo equilibrio, in cui ogni relazione è governata dall'amore, anche nei confronti del Creato. E' un dono che Gesù fa anche a voi, bambini! La pace è serenità, amicizia, benevolenza, concordia, speranza, giustizia, rispetto, gioia, riposo che caccia le agitazioni, onestà che elimina le ingiustizie, silenzio che aiuta a pregare e a ringraziare Dio... Che elenco lungo! Ma è proprio così. La pace che ci offre Gesù è tutto questo e anche di più: è tutto ciò che Lui, con la Sua presenza in mezzo a noi, ci può dare. Nella vostra vita quotidiana, vi impegnate a ri-donare questo dono ricevuto, a condividerlo per costruire il mondo che vuole Gesù? Provate a scegliere un solo significato di questo lungo elenco che vi ho fatto, quello che vi ricordate o che vi piace di più, fatelo vostro e mettetelo in pratica in questa settimana. Sarà come un salto da un trampolino speciale, il "trampolino dell'amore", salto che vi porterà ad essere sempre più vicini a Gesù. Detto questo mostrò loro le mani e il fianco. Quale sarebbe il primo pensiero che vi verrebbe in mente se il vostro papà vi facesse vedere qualche sua parte del corpo ferita per salvarvi tirandovi su, ad esempio, da un crepaccio? Io credo che tutti voi direste: "Quanto bene mi vuole! Ha rischiato di morire per me!". Ecco. Gesù ama così tanto noi sue creature al punto tale da lasciarsi addirittura crocifiggere. Per salvarci. Perché possiamo stare, ora e per sempre, con Lui. "E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». I discepoli ascoltano pieni di gioia queste parole, parole che Gesù dice anche a noi. Mamma mia che responsabilità abbiamo! Ci manda in missione come il Padre ha mandato lui. Non dice però: "Fate le valigie e partite per l'Africa!" No! Invita ognuno di noi a fare le stesse cose che ha fatto lui nell'ambiente in cui viviamo: in casa con i genitori, con i fratelli, a scuola con i compagni, al parco con gli amici, nelle varie palestre che frequentiamo... Ci dà il compito cioè di far conoscere, con il nostro modo di vivere, l'amore e la misericordia del Padre. C'è però una condizione... Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». La condizione è questa: perdonare quello che gli altri ci fanno di male. Sappiamo tutti che con il Sacramento della Riconciliazione, attraverso i sacerdoti suoi ministri, il Signore Dio cancella i nostri peccati, ma qui Gesù ci vuole anche dire che il compito di perdonare è per tutti. Mica facile... Il nostro Maestro però, prima di rivolgerci questo invito al perdono, dice delle parole della massima importanza: "Ricevete lo Spirito Santo". Ecco perché ci chiede di perdonare! Siccome sa che da soli non ce la potremmo fare, ci dona lo Spirito Santo, l'amore di Dio. E' questo amore che è nei nostri cuori che ci dà la forza per essere come Gesù, che ci aiuta a perdonare come ha fatto lui. Allora, concretamente, come dobbiamo fare? Dobbiamo mettercela tutta per cercare di andare oltre i malintesi, le liti, le ripicche, i sentimenti di orgoglio, dobbiamo cercare di non farli prevalere nella nostra vita, dobbiamo impegnarci a non conservare né rancore né amarezze perché sono proprio queste cose che allontanano da Dio e dagli altri! E' un'impresa difficile, ma sono le imprese più difficili quelle più belle e che danno più soddisfazione! Quanto faticoso è scalare una montagna altissima? Tanto, tanto, tanto. Ma quale gioia provate una volta che ce l'avete fatta e siete arrivati sulla cima? Il ponte Questa è la storia di due fratelli che vissero insieme d'amore e d'accordo per molti anni. Vivevano in cascine separate, ma un giorno scoppiò una lite e questo fu il primo problema serio che sorse dopo 40 anni in cui avevano coltivato insieme la terra condividendo le macchine e gli attrezzi, scambiandosi continuamente i raccolti e i beni. Cominciò con un piccolo malinteso e crebbe fino a che esplose un diverbio con uno scambio di parole amare a cui seguirono settimane di silenzio. Una mattina qualcuno bussò alla porta di Luigi. Quando aprì si trovò davanti un uomo con gli utensili del falegname: "Sto cercando un lavoro per qualche giorno", disse il forestiero, "forse qui ci può essere bisogno di qualche piccola riparazione nella fattoria e io potrei esserle utile per questo". "Sì", disse il maggiore dei due fratelli, "ho un lavoro per lei. Guardi là, dall'altra parte del fiume, in quella fattoria, vive il mio vicino. Beh, è il mio fratello minore. La settimana scorsa c'era una splendida prateria tra noi, ma lui ha deviato il letto del fiume perché ci separasse. Deve aver fatto questo per farmi andare su tutte le furie, ma io gliene farò una. Vede quella catasta di pezzi di legno vicino al granaio? Ebbene voglio che costruisca uno steccato di due metri circa di altezza, non voglio vederlo mai più". Il falegname rispose: "Mi sembra di capire la situazione". Il fratello maggiore aiutò il falegname a riunire tutto il materiale necessario e se ne andò fuori per tutta la giornata per fare le spese in paese. Verso sera, quando il fattore ritornò, il falegname aveva appena finito il suo lavoro. Il fattore rimase con gli occhi spalancati e con la bocca aperta. Non c'era nessuno steccato di due metri. C'era invece un ponte che univa le due fattorie sopra il fiume. Era una autentica opera d'arte, molto fine, con corrimano e tutto. In quel momento, il vicino, suo fratello minore, venne dalla sua fattoria e abbracciando il fratello maggiore gli disse: "Sei un tipo veramente in gamba. Ma guarda! Hai costruito questo ponte meraviglioso dopo quello che io ti ho fatto e detto". Mentre i due fratelli stavano facendo la pace, videro che il falegname prendeva i suoi arnesi. "No, no, aspetta; rimani per alcuni giorni ancora, ho parecchi lavori per te", disse il fratello maggiore al falegname. "Mi fermerei volentieri", rispose lui, "ma ho parecchi ponti da costruire". Il vostro impegno? Costruire ponti. Commento a cura di Maria Teresa Visonà |