Omelia (13-04-2015)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Gv 3, 1; 3-6

«Nicodèmo andò da Gesù di notte [...]. Rispose Gesù (a Nicodemo): "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". Gli disse Nicodemo: "Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". Rispose Gesù: "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito».

Gv 3, 1; 3-6


Come vivere questa Parola?

Nel Vangelo di Giovanni della liturgia odierna e dei due giorni seguenti, ci viene riportato un incontro ‘ravvicinato' di Gesù con Nicodèmo, che è ricco di profondi insegnamenti anche per noi. Nicodèmo è un personaggio alquanto sfuggente: un notabile dei Giudei e membro del Sinedrio di Gerusalemme, un maestro di Israele, che cerca il dialogo con Gesù. È lui che va dal Maestro e prende per primo la parola, ma è Gesù poi che conduce il dialogo portando Nicodèmo su strade impervie, mettendolo di fronte alla sua incredulità di fondo. Egli va da Gesù «di notte»: desiderio di quiete e di tempo lungo per un dialogo profondo? Oppure paura di compromettersi e di uscire all'aperto? È meglio che per ora stiamo semplicemente sotto il fascino dell'immagine poetica notturna, ove si stagliano nello sfondo indistinto i due interlocutori che dialogano fra di loro.

Nicodemo è un uomo colto che ha studiato la Legge e la insegna. Ma tutto questo non basta! Ecco il significato ultimo dell'incontro: «Quello che è nato dalla carne è carne». Nicodèmo rappresenta l'uomo nella sua impotenza radicale e quindi anche ciascuno di noi, abbandonato a se stesso, solo alle proprie forze. Egli, infatti, si rifiuta di vedere, attraverso i segni, qualcosa che va oltre la sua conclusione logica e razionale che Gesù viene da Dio. Non basta! Egli deve più profondamente misurare la propria fede e accogliere il salto dell'abbandono nello Spirito per giungere ad una ri-generazione, ad una ri-nascita. Gesù parla, infatti, di una nascita dall'alto. Non esiste parola più adatta di questa per mettere in risalto, da una parte la radicale impotenza dell'uomo, e dall'altra la gratuità e la novità sconvolgente del dono.

- Anzitutto l'impotenza dell'uomo: è questo infatti il tema che percorre tutto il dialogo, come abbiamo già visto. Nicodèmo è un maestro in Israele, ma chiuso nelle sue convinzioni religiose, e quindi non può penetrare nel mistero della Vita di Dio.

- E poi la novità assoluta del dono gratuito, che si può riassumere in queste poche battute: non si può entrare nel Regno di Dio né per via di conquista, né in forza della ragione ‘religiosa', ma ci si entra solo per via di ri-nascita, attraverso la grazia dell'Amore (lo Spirito), come un bimbo, come un neo-nato!
«In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio». L'espressione "acqua e Spirito" è innegabilmente collegata al Battesimo, sacramento della nuova Vita.


In un momento di raccoglimento e di silenzio mediterò attentamente questo stupendo incontro ravvicinato tra Gesù e Nicodèmo fino a sentirmi profondamente coinvolto anch'io: sono pronto a rinascere dall'alto? Ad affidarmi docilmente allo Spirito?


La voce del grande Agostino

«Il Signore voleva che Nicodèmo nascesse dallo Spirito. Non si può nascere dallo Spirito, se non si è umili, perché è l'umiltà che ci fa nascere dallo Spirito. Nicodèmo, essendo un maestro, era troppo sicuro di sé, e stava sulla sua per il fatto che era dottore dei Giudei. Il Signore lo aiuta a liberarsi dalla superbia per poter nascere dallo Spirito»

S. Agostino, Commentario al Vang. di Gv, 12,6.


Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it