Omelia (17-04-2015)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Gv 6, 8-9; 11

«Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: "C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?"... Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano».

Gv 6, 8-9; 11


Come vivere questa Parola?

Oggi la liturgia incomincia a presentarci un capitolo assai celebre del Vangelo di Giovanni, noto come il discorso sul "Pane di vita" del cap. 6. Esso ci accompagnerà lungo la settimana presente e quella seguente. Nel testo odierno l'Evangelista annota un particolare molto significativo, evidenziato più sopra: «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?» (v. 9). È proprio a partire da quei pochi pani che il Signore compie il grande «segno» che anticipa il miracolo del ‘pane eucaristico'. Chi era quel ragazzo? Non ci è detto il suo nome, ma è lecito pensare che quel ragazzo può essere ciascuno di noi.

La moltiplicazione dei pani non è una ‘creazione dal nulla', come avrebbe potuto fare benissimo il Signore in quella occasione. Essa è invece una moltiplicazione di qualcosa che c'è già ed è stato messo a disposizione da qualcuno. Dopo aver fatto tutto dal nulla, Dio ama ora utilizzare il frutto della fatica umana. È una norma, questa, cui Dio non sembra venir meno né fare eccezioni. Mi viene in mente il famoso film di molti anni fa: "Dio ha bisogno degli uomini!". La trascendenza divina, infatti, ci dicono i teologi, non si realizza nella distanza, ma nell'immanenza di Dio alla sua creazione, che agisce sempre tramite una mediazione: per mezzo di un Profeta, per mezzo del Figlio Incarnato, per mezzo dei cinque pani e dei due pesci raccolti da Andrea dalle mani di un ragazzo.

Si tratta, dunque, di un forte appello alla condivisione del pane. Esso basterà per tutti solo se esso sarà condiviso con tutti, tra chi lo spreca e lo getta via nella spazzatura, e tra chi vive al limite della fame e della sopravvivenza.


In un momento di preghiera e di riflessione di questa giornata mi esaminerò se anch'io faccio parte talvolta di quella società dell'abbondanza che spreca il pane, invece di condividerlo con i più poveri.


La voce di un esegeta del nostro tempo

«Per Filippo e Andrea, se non si ha abbastanza, nulla è possibile. Il poco equivale a niente; tanto vale quindi non impegnarsi. Gesù con il suo gesto capovolge la prospettiva: il poco che si possiede può essere comunque donato. Che siano duecento denari o cinque pani, il calcolo da fare non è se siano sufficienti, ma se si è capaci di investirli totalmente».

Luca Fallica


Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it