Omelia (19-04-2015) |
padre Antonio Rungi |
Convertiamoci e cambiamo vita Il primo fondamentale messaggio che Gesù rivolge agli uomini del suo tempo è stato quello della conversione. Il suo ministero è iniziato con questo appello. La stessa cosa fanno gli apostoli dopo la risurrezione del Signore. E' l'apostolo Pietro, che nella sua funzione e missione di capo del collegio apostolico che prende la parola e dice esattamente come si sono svolte le cose riguardante Gesù Cristo. Il coraggio di dire la verità e di raccontarla senza paura e timore. Lo stesso invito ci viene rivolto oggi dal successore di Pietro, Papa Francesco, che sulla base del vangelo della misericordia e del perdono, invita tutti alla conversione e al cambiamento della vita. Lo ha fatto continuamente, lo sta facendo con maggiore insistenza negli ultimi tempi, soprattutto in vista del grande appuntamento del giubileo straordinario che ha indetto sul tema della misericordia e che si svolgerà dall'8 dicembre 2015 al 30 novembre 2016. Nella bolla di indizione del giubileo, Papa Francesco ha utilizzato questi termini che è quanto mai opportuno richiamare alla nostra attenzione per meditarci e rifletterci sopra: "Il mio invito alla conversione si rivolge con ancora più insistenza verso quelle persone che si trovano lontane dalla grazia di Dio per la loro condotta di vita. Penso in modo particolare agli uomini e alle donne che appartengono a un gruppo criminale, qualunque esso sia. Per il vostro bene, vi chiedo di cambiare vita. Ve lo chiedo nel nome del Figlio di Dio che, pur combattendo il peccato, non ha mai rifiutato nessun peccatore. Non cadete nella terribile trappola di pensare che la vita dipende dal denaro e che di fronte ad esso tutto il resto diventa privo di valore e di dignità. È solo un'illusione. Non portiamo il denaro con noi nell'al di là. Il denaro non ci dà la vera felicità. La violenza usata per ammassare soldi che grondano sangue non rende potenti né immortali. Per tutti, presto o tardi, viene il giudizio di Dio a cui nessuno potrà sfuggire. Lo stesso invito giunga anche alle persone fautrici o complici di corruzione. Questa piaga putrefatta della società è un grave peccato che grida verso il cielo, perché mina fin dalle fondamenta la vita personale e sociale. La corruzione impedisce di guardare al futuro con speranza, perché con la sua prepotenza e avidità distrugge i progetti dei deboli e schiaccia i più poveri. E' un male che si annida nei gesti quotidiani per estendersi poi negli scandali pubblici. La corruzione è un accanimento nel peccato, che intende sostituire Dio con l'illusione del denaro come forma di potenza. È un'opera delle tenebre, sostenuta dal sospetto e dall'intrigo. Corruptio optimi pessima, diceva con ragione san Gregorio Magno, per indicare che nessuno può sentirsi immune da questa tentazione. Per debellarla dalla vita personale e sociale sono necessarie prudenza, vigilanza, lealtà, trasparenza, unite al coraggio della denuncia. Se non la si combatte apertamente, presto o tardi rende complici e distrugge l'esistenza. Questo è il momento favorevole per cambiare vita! Questo è il tempo di lasciarsi toccare il cuore. Davanti al male commesso, anche a crimini gravi, è il momento di ascoltare il pianto delle persone innocenti depredate dei beni, della dignità, degli affetti, della stessa vita. Rimanere sulla via del male è solo fonte di illusione e di tristezza. La vera vita è ben altro. Dio non si stanca di tendere la mano. È sempre disposto ad ascoltare, e anch'io lo sono, come i miei fratelli vescovi e sacerdoti. È sufficiente solo accogliere l'invito alla conversione e sottoporsi alla giustizia, mentre la Chiesa offre la misericordia"(MV, 19). Tutti siamo chiamati alla conversione e al cambiare vita, in poche parole a rinnovarci a vivere da risorti nel Risorto. San Pietro, all'inizio del suo ministero ha proprio questa finalità nella sua missionarietà. Nel brano della prima lettura di questa terza domenica del tempo di Pasqua, tratto dagli Atti degli Apostoli, egli ripercorre sinteticamente la via della redenzione portata a compimento da Cristo nel mistero della sua morte e risurrezione. Gesù Cristo è quindi il volto della misericordia del Padre e in questo mistero dell'infinita misericordia di Dio, noi dobbiamo immergerci continuamente, ben sapendo che anche noi siamo peccatori ed abbiamo bisogno di redenzione. La conversione passa anche attraverso due fondamentali impegni che dobbiamo assolvere continuamente: l'ascolto della parola di Dio e l'eucaristia. Il brano del vangelo di oggi che ci riporta all'apparizione del Risorto ai due discepoli che si dirigevano ad Emmaus, con i quali si fa viandante, pellegrino di speranza e gioia lo stesso nostro Signore, ci conferma nella nostra idea che non c'è vera conversione, pentimento ed inizio di una nuova vita, se non facciamo tesoro della parola di Dio, se tale parole non ci fa ardere il cuore, ci commuove e ci spinge a camminare oltre a non fermarsi mai, anche di fronte alle delusioni più grandi della nostra vita. Gli apostoli dopo la morte in croce d Gesù hanno attraverso un periodo di grande incertezza e buio. Poi tutto ritorna alla luce e tutti acquista un significato nuovo davanti al grande mistero del Risorto, apparso, riconosciuto, accettato ed annunciato. I discepoli di Emmaus riconoscono Gesù nello spezzare il pane. E' tutto il messaggio della Pasqua: eucaristia, penitenza e carità. Pentirsi, fortificarsi con l'eucaristia ed annunciare agli altri cosa il Signore ha operato dentro di Dio, se gli abbiamo fatto spazio e gli abbiamo permesso di occupare totalmente il nostro cuore ed i nostri pensieri. "Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Essere testimoni di Cristo in tutto il mondo con le armi dell'amore, del perdono, della riconciliazione, della solidarietà e della pace. Questo è il compito che spetta alla Chiesa di sempre e soprattutto a noi cristiani di questo tempo, segnato da tanti motivi di sofferenza e di preoccupazione su come va il mondo. San Giovanni, apostolo ed evangelista, anche lui preoccupato di come andavano le cose al tempo di Cristo, scrive ai cristiani parole di incoraggiamento e sostegno spirituale, perché possa vedere il bello di una fede nel risorto, che proprio perché risorto è segno e fondamento di una vita davvero nuova nello spirito. A conclusione di questa nostra riflessione condivisa con voi, sia questa la nostra umile preghiera, mentre continuamente rendiamo grazie al Signore per tutto quello che ha operato in noi: "O Padre, che nella gloriosa morte del tuo Figlio, vittima di espiazione per i nostri peccati, hai posto il fondamento della riconciliazione e della pace, apri il nostro cuore alla vera conversione e fa' di noi i testimoni dell'umanità nuova, pacificata nel tuo amore. Amen |