Omelia (26-04-2015) |
don Michele Cerutti |
Pecore sotto l'unico pastore La Domenica è il centro della vita di fede nelle prime comunità. Luca, negli Atti, ce lo dice in questa lettura. Il primo giorno della settimana si erano trovati a spezzare il pane nella comunità di Troas. Pensate si trovavano dopo una giornata di lavoro. La Domenica non era giorno di riposo era un giorno della settimana come l'altro. Il giovane Eutico dorme e mentre dorme cade all'indietro. Egli tuttavia guarirà.Tante ipotesi allo studio degli esegeti su questo episodio. Io ritengo, senza essere uno studioso di esegesi, che il giovane si è addormentato dopo una giornata di duro lavoro. A noi un insegnamento forte. Oggi viene riconosciuto la domenica come giorno della settimana dedito al riposo. La presenza alla Messa per alcuni diventa saltuaria. Nelle prime comunità si ritagliava il tempo per il Signore e noi invece? Rischiamo di compiere tante cose in questa giornata e lo dimostra il fatto che i negozi sono sempre più aperti. I centri commerciali stanno diventando sempre di più i nostri moderni santuari. E' veramente centrale la Messa l'incontro con il Signore e con la comunità? Il giovane è guarito. E' la forza della preghiera comunitaria che si alza da quell'assemblea a riportare in salute Eutico. Anche in questo caso poniamoci degli interrogativi: crediamo nella forza della preghiera comunitaria? Sono domande che dobbiamo porci in questa domenica in cui la Chiesa ci invita a pregare per le vocazioni. Queste crescono e si rafforzano se il tessuto religioso si rinvigorisce e si rafforza. Le nostre comunità stanno vivendo momenti di raffreddamento. Il rinnovo dei consigli pastorali faccia riscoprire la gioia dell'appartenenza comunitaria. Un tessuto comunitario vivo da cui possa scaturire la varietà di vocazioni. Non possiamo non essere preoccupati della crisi della famiglia, la vocazione principe da cui scaturiscono tutte le altre vocazioni. Il Parlamento ha approvvato la legge sul divorzio breve. Come cattolici non possiamo che rimanere sconcertati per l'abbassamento morale che una legge suggella. "Se guardato un po' più in profondità, è la spia di come siamo cambiati di fronte appunto a termini come fatica, sacrificio, rinunce, perdono, responsabilità, fedeltà a un impegno preso e a una parola data. Tutte cose che abbiamo smarrito non solo riguardo al matrimonio". (La Stampa, Michele Brambilla-24-04-2015). In questa giornata intensifichiamo la nostra preghiera per la perseveranza dei sacerdoti. Paolo invita Timoteo nel compiere il presbiterato in maniera irreprensibile. Chiediamo questo nella preghiera che coloro che sono chiamati alla sequela di Cristo nelle diverse forme di consacrazione siano irreprensibili. Mi suonano alla mente la semplicità delle parole del Santo Curato d'Ars: «Se non avessimo il Sacramento dell'Ordine, noi non avremmo Nostro Signore. Chi l'ha messo nel tabernacolo? Il sacerdote. Chi ha ricevuto la vostra anima al suo ingresso a questo mondo? Il sacerdote. Chi la nutre per darle forza di fare il suo pellegrinaggio? Sempre il sacerdote. Chi la preparerà a comparire davanti a Dio, lavando l'anima per la prima volta nel sangue di Gesù Cristo? Il sacerdote, ogni volta il sacerdote. Se l'anima, poi, giunge all'ora del trapasso, chi la farà risorgere, rendendole la calma e la pace? Ancora una volta il sacerdote. Non potete pensare a nessun beneficio di Dio senza incontrare, insieme a questo ricordo, l'immagine del sacerdote.Se andaste a confessarvi alla Santa Vergine o a un angelo, vi assolverebbero? No. Vi darebbero il Corpo e il Sangue di Gesù? No. La Santa Vergine non può far scendere il Suo divin Figlio nella Santa ostia. Anche duecento angeli non vi potrebbero assolvere. Un sacerdote, per quanto semplice sia, lo può fare, egli può dirvi: "Va in pace, ti perdono". Che cosa grande è il sacerdote!...» In questo anno in cui la Chiesa ci invita a pregare per la Vita Consacrata chiediamo giovani e giovane pronti a rispondere con fiducia a una sequela generosa nei confronti di Cristo casto, povero e obbediente. Il modello è sempre Cristo il buon e bel pastore come lo chiamiamo in questa Domenica. Un immagine che con semplicità ci fa comprendere che Cristo conduce ciascuno al suo pascolo e non dimentica nessuno. Nessuno è escluso proprio nessuno. Come è bello riaffermare questo principio di non esclusione in un mondo come questo in cui in tanti cristiani prevale il concetto di esclusione. Davanti alle tragedie del mare di questi giorni in cui assistiamo impotenti guai accettare il linguaggio che circola anche sui social network e nei discorsi che hanno il tono inaccettabile. Cristiani di serie A e cristiani di serie B. Tutti apparteniamo all'unico gregge dell'unico pastore. Mi rifaccio a quello che afferma il cardinal Montenegro. "I respingimenti sono una condanna a morte perché rimandandoli indietro andranno incontro a morte sicura, in mare, nel deserto. Una psichiatra tunisina mi raccontava che tornano indietro "sconquassati" nell'anima, ha usato proprio questo termine. E' gente che scappa, se noi la respingiamo è morta. Il nostro finto buonismo non può farci credere davvero che se buchiamo una barca quel milione di persone che aspetta sulla riva poi farà semplicemente il bagno in acqua. Cristo conosce uno a uno i nostri bisogni e le nostre necessità si cala a cercare le pecore smarrite e prende su di sè l'odore del suo gregge. Noi cristiani che prendiamo come modello Lui non ci vogliono minimamente sporcare le mani. Parliamo di radici cristiane da salvaguardare e poi accettiamo che l'Europa assuma toni così tentennanti nel prendere delle decisioni su vite umani? Non è che rischiamo di essere mercenari interessati solo al semplice guadagno? Ci muoviamo solo se ne vale la pena economicamente. Abbiamo bisogno di cristiani che sanno portare anche loro le sofferenze dei fratelli senza tante remore |