Omelia (24-07-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 13,1-9

Siede Gesù, come fanno i rabbini. Siede perché sa insegnare, perché vuole condurre, perché sa dove portare. Siede perché vuole restare, non fugge come fanno i tanti opinionisti che ci illudono per poi rintanarsi nelle loro luccicanti vite private. Resta, sta, spiega, condivide. Senza paroloni, senza alzare la voce, senza usare argomenti raffinati, senza sottolineare le distanze, senza sbattere in faccia la sua conoscenza. Usa esempi che tutti possono cogliere, usa le parabole. Davanti ad una parabola si resta liberi, possiamo coglierne il significato profondo, lasciarci scuotere oppure tenerla come un simpatico aneddoto. La parabola è uno strumento efficace: usa immagini concrete, non concetti astratti ma nasconde un mistero, una morale, un insegnamento che può toccare nel profondo chi ascolta. E, nello stesso tempo, non aggredisce. Se Gesù avesse detto: state ascoltando male la Parola di Dio, non siete capaci! Avrebbe mortificato e offeso chi gli stava di fronte. Ma la parabola del seminatore è efficace: chi ascolta si interroga sul suo modo di accogliere e di ascoltare il seme della parola che Dio semina con generosità nei nostri cuori.