Omelia (03-08-2013)
Paolo Curtaz
Commento su Mt 14,1-12

La storia si ripete, stancamente, senza fantasia. È Matteo a raccontarci la triste fine del più grande fra i profeti. Gesù stesso ne aveva intessuto le lodi, dichiarando che Giovanni Battista è stato il più grande uomo mai vissuto. Eppure il povero Giovanni finisce i suoi giorni in una prigione a Macheronte, sacrificato alla gelosia rabbiosa di una primadonna che non accetta le sue critiche e che manipola l'appetito di un re fantoccio vittima delle sue proprie irrefrenabili pulsioni e dell'eccessiva immagine di se stesso. Giovanni viene ucciso, decapitato, senza ragione, senza processo, senza giustizia. Erode lo ascoltava volentieri e lo temeva, dicono gli evangelisti, ma non è bastato per far diventare quello spiraglio di ascolto una vera conversione. Anche noi a volte, come Erode, ascoltiamo volentieri le cose di Dio, e quante volte si legge di presunte "conversioni" da parte di personaggi del mondo dello spettacolo o dei potenti di questo mondo! Ma la conversione si vede nei fatti, quando cambia il giudizio e la vita si adegua alle scoperte fatte. Così non accade per l'inetto Erode, solleticato dalla predicazione ma mai convertito.