Omelia (20-08-2013) |
Paolo Curtaz |
Commento su Mt 19,23-30 La vicenda del giovane ricco ha, giustamente, gettato tutti nello sconforto: chi può competere? Chi di noi avrebbe potuto dire di osservare i comandamenti fin dalla più tenera età? Il giovane non ha accettato di compiere il salto e i discepoli, sconcertati, si chiedono come sia possibile seguire una strada tanto impegnativa. Gesù li rassicura: la ricchezza è stata l'ostacolo del giovane, si è fatto ingannare. Gesù non è un classista, non ce l'ha con i ricchi, solo ammonisce i suoi discepoli: la ricchezza può ingannare perché promette ciò che non può donare. La ricchezza non è un problema di spessore del portafogli, ma di ingombro del cuore. Possiamo essere attaccati a quel poco che abbiamo diventando schiavi delle nostre paure. Il Signore ci chiede di essere liberi, di osare, di donare il nostro cuore alla causa del vangelo. E ne riceveremo cento volte tanto. Pietro, quasi a rasserenare Gesù, indica sé e gli altri come coloro che, diversamente dal ricco, hanno davvero lasciato tutto. Gesù li rassicura: hanno fatto bene perché stanno ricevendo centro volte tanto ciò che hanno lasciato. Così per noi: proviamo a pensare a quanto abbiamo ricevuto, seguendo il Signore! |